sabato, dicembre 17, 2005

Operazione "Uragano", venti arresti

Inginocchiati davanti al boss e picchiati.

CALTANISSETTA - Venti presunti affiliati alle cosche mafiose nissene sono stati arrestati
dai carabinieri di Mussomeli nell'ambito di una operazione, denominata Uragano, cui
hanno partecipato oltre 170 militari. Nel corso delle indagini è emerso anche il sequestro
di un piccolo imprenditore agricolo che ha poi collaborato con gli inquirenti. L’uomo,
proprietario di appezzamenti di terreno a Milena, aveva raccolto e accantonato il grano
quasi al confine con i terreni di Salvatore Mattina, arrestato la scorsa notte. Ma qualcuno
ha incendiato il raccolto così l’imprenditore aveva richiamato Mattina per quanto era
accaduto.
L’imprenditore venne avvicinato da alcuni componenti della famiglia Mattina e dai fratelli
Giuseppe e Gioacchino Cammarata, anch’essi indagati, che lo avrebbero schiaffeggiato e
costretto a seguirli a casa di Salvatore Mattina. Quindi, davanti al presunto mafioso,
l’imprenditore fu minacciato con una pistola alla tempia, costretto a inginocchiarsi e a
chiedere scusa per il suo atteggiamento poco rispettoso. Un atteggiamento di arroganza,
come lo ha definito il sostituto procuratore Antonino Patti, che serviva per intimidire le
vittime designate.
Secondo l’accusa, infatti, la frangia separatista del clan di Francesco Randazzo inviava
«pizzini» ai commercianti di Milena, Campofranco e Montedoro con minacce di morte
anche per i loro familiari e la richiesta di pagamento di somme elevate, tra i 50 mila e i 60
mila euro. Quindi le stesse vittime venivano avvicinate per strada e minacciate di morte,
poi seguivano i danneggiamenti: colpi di fucile esplosi contro le auto o le vetrine dei
negozi.
Tra le intimidazioni ai danni di commercianti anche teste di maiale mozzate e lasciate
davanti alla loro abitazione. Le indagini sono state avviate a maggio ma secondo la
procura nissena le vittime non hanno mai pagato il «pizzo» imposto perchè gli indagati
avevano avuto sentore di un’inchiesta a loro carico. Un giovane di Milena, sentito dai
carabinieri (e ora indagato per favoreggiamento), infatti, aveva contattato i fratelli
Cammarata avvertendoli delle indagini e rassicurandoli che lui e i suoi familiari non
avevano riferito una sola parola contro gli esponenti del clan. A quel punto, gli indagati si
contattavano con cautela evitando di accennare argomenti sospetti.
Due provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti a Palermo e ad Asti. Le ordinanze di
custodia sono state emesse dal gip di Caltanissetta, Fabrizio Nicoletti, su richiesta dei pm
della Direzione distrettuale antimafia, e riguardano persone accusate di far parte delle
famiglie mafiose di Milena, Montedoro e Campofranco, tutte nel nisseno.
Mercoledì 14 Dicembre

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