lunedì, gennaio 16, 2006

"Così aiutai Provenzano"

FIRENZE - "Ho avuto il ruolo di procurare il timbro del Comune di Villabate che ha consentito a Bernardo Provenzano di farsi operare a Marsiglia". Oggi, nell'aula bunker di Firenze, in occasione di una udienza del processo per le talpe alla dda di Palermo, il collaboratore di giustizia Francesco Campanella ha rivelato nuovi particolari sulla latitanza del boss di Cosa Nostra.Nel luglio 2003, ha detto Campanella, "mentre ero in banca dove lavoravo, venne a trovarmi Nicola Mandalà. Era molto teso e nascondeva qualcosa sotto la giacca. Mi diede una carta d' identità a nome 'Troia Gaspare', poi mi diede una fotografia dicendomi di nascondere tutto subito e di definire questa carta d' identità con i timbri del Comune. Mi disse anche che se qualcuno mi trovava con quella fotografia mi davano 30 anni di galera. Lì capii che si trattava di Bernardo Provenzano".La certezza che la persona ritratta nella foto fosse Provenzano venne poi confermata a Campanella da Nicola Mandalà, al quale venne restituita la carta d' identità con i timbri "palesemente falsi". "Mi disse che Provenzano - ha specificato Campanella - doveva andare all' estero per farsi operare, e che non importava che la carta d' identità fosse palesemente falsa perchè doveva servire solo in casi d' emergenza. Nell' ospedale dove andavano non avrebbero chiesto documenti: avevano la cartella della Regione. Provenzano aveva fatto gli accertamenti a carico della Regione non per non pagare, ma perchè così c' erano tutte le cartelle e gli esami, senza che nessuno chiedesse ulteriori documenti". Mandalà, ha detto ancora Campanella, "mi chiese anche tre telefoni cellulari vergini da avere senza documenti, utili per il viaggio a Marsiglia".
16 Gennaio 2006

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