giovedì, febbraio 23, 2006

Indagato il presidente di confindustria di Palermo

PALERMO - Il presidente di Confindustria Palermo, Giuseppe Prestigiacomo, è indagato insieme alla nipote Daniela, per truffa allo Stato. L'imprenditore, secondo la procura di Palermo, avrebbe percepito fra il 2003 e il 2004 "indebiti finanziamenti" per un milione e 400 mila euro in base alla legge 488. La vicenda riguarda presunte violazioni delle norme su contributi per incrementi occupazionali destinati alle nuove unità produttive.
Per i pm Claudia Ferrari e Gaetano Guardì, che coordinano l'inchiesta, Prestigiacomo avrebbe fornito false attestazioni su passaggi cartolari da una società ad un'altra. Le società, secondo l'accusa, sarebbero riconducibili alle stesse persone. La presunta truffa allo Stato che ha determinato l'indebita percezione del finanziamento, ha inoltre portato la procura ad ordinare il sequestro dell'impresa che ha ottenuto il finanziamento, la Tecnozinco di Carini, che adesso è in amministrazione controllata. L'illecito amministrativo della società, infatti, è stato contestato alla persona giuridica che rappresenta l'impresa.
Secondo l'accusa, per accedere ai fondi della legge 488 Prestigiacomo aveva fatto figurare false assunzioni e acquisti inesistenti. E proprio sugli aiuti di Stato, in passato il presidente degli industriali aveva spiegato che bisognava essere severi nella gestione dei contributi pubblici, "purchè - aveva aggiunto - non si renda la vita impossibile agli imprenditori".
Insieme ai Prestigiacomo è indagato anche il legale rappresentante della Tecnozinco, Giuseppe Caldarera.
"Su questo argomento preferisco non parlare", ha detto il presidente di Assindustria Palermo Giuseppe Prestigiacomo rifiutandosi dunque di commentare la notizia di un'indagine nei suoi confronti per una presunta truffa allo Stato, che coinvolge anche la nipote Daniela. Prestigiacomo era arrivato alla guida degli industriali palermitani dopo le dimissioni di Fabio Cascio, che aveva lasciato l'incarico insieme al presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Costanzo: ad entrambi la magistratura aveva sequestrato quote di aziende che da anni annoverano tra i soci figli dei boss mafiosi Bontade e Teresi. Geraci si dimise poche ore dopo aver appreso la notizia, Costanzo lasciò dopo un paio di settimane e fu sostituito dall'imprenditore della pomice Vincenzo D'Ambra.
Dal mondo politico, il capogruppo di Rifondazione comunista all'Assemblea siciliana, Francesco Forgione, afferma che "è necessario che la Regione avvii una indagine sulla gestione degli incentivi statali e regionali: "Ci rendiamo conto - conclude - che è chiedere troppo a un governo immorale come quello di Cuffaro, che sullo scambio tra politica e imprese ha costruito un proprio sistema di affari".
22 Febbraio 2006

Nessun commento: