martedì, aprile 04, 2006

Sarà così?

ROMA - Bernardo Provenzano è "il capo indiscusso" della mafia. Lo rileva la Dia nella Relazione al Parlamento, relativa al secondo semestre del 2005. Provenzano, spiega la Direzione investigativa antimafia, "si sarebbe posto come punto di riferimento e momento di aggregazione tra i mafiosi in carcere e per quelli in libertà. Forte del convincimento che la cosidetta strategia dell'inabissamento sia la più lungimirante, sembra riuscito sinora a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze dei boss reclusi nelle carceri sottoposti al 41 bis e quelle dei capimafia emergenti, più che altro interessati alla gestione di attività illecite sul territorio".Un ruolo analogo a quello di Provenzano, prosegue la Relazione, sarebbe ricoperto da Benedetto Santapaola nella Sicilia orientale e da Giuseppe Madonia in quella centrale. La linea strategica di cosa nostra è stata individuata dagli stessi vertici che hanno ritenuto il legame di sangue "l' unico criterio praticabile nella scelta della catena di comando, nella speranza di allontanare eventuali tentazioni di collaborazione con la giustizia". Le estorsioni sono ancora "uno dei momenti essenziali dell'agire mafioso, sia come importante strumento di arricchimento sia come meccanismo di controllo del territorio". Altra fonte di guadagno "è rappresentata dai tentativi di infiltrazione nel sistema di aggiudicazione e di esecuzione degli appalti pubblici. Tenuto conto degli enormi interessi in gioco - osserva la Dia - non si ravvisano probabili mutamenti dell'attuale strategia mafiosa, anche se sono emersi alcuni fattori di potenziale instabilità degli assetti malavitosi". Il riferimento è ad alcuni episodi delittuosi verificatisi nella provincia di Agrigento e all'omicidio di Maurizio Lo Iacono, "la cui morte potrebbe ricondursi alla logica mafiosa della spartizione di quel territorio, che vede contrapporsi, da un lato, la famiglia Vitale e, dall'altro, gli accoliti di Bernardo Provenzano".
04/04/2006

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