mercoledì, maggio 31, 2006

Salta il processo ad Ercolano

CATANIA - Il presunto boss Sebastiano Ercolano, 61 anni, capo dell'omonima famiglia mafiosa continua a non potere essere giudicato in un'aula di tribunale perchè non ritenuto in grado di intendere e volere.La Corte di Assise di appello di Catania, presieduta da Paolo Vittorio Lucchese, ha nuovamente disposto la sospensione del processo a carico dell'imputato, avendo ancora una volta preso atto delle conclusioni della relazione medica del perito d'ufficio, Carmelo Rinaud. Il medico ha ribadito che Sebastiano Ercolano è "assolutamente incapace di partecipare coscientemente al giudizio, a causa dei ripetuti ictus cerebrali che ha subito".La Corte ha quindi disposto nuovamente la sospensione del procedimento, rinviando il processo al prossimo 13 dicembre e disposto una nuova perizia medica che dovrà rivalutare le condizioni cliniche dell'imputato prima dell'udienza. I giudici hanno nominato il difensore dell'imputato, l'avvocato Giuseppe Lipera, curatore speciale di Sebastiano Ercolano.
31/05/2006
Fonte: La Sicilia

Tinebra procuratore di Catania

ROMA - Giovanni Tinebra lascia la guida del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che ricopriva da 5 anni: il plenum del Csm lo ha nominato all'unanimità procuratore generale di Catania. Originario di Enna, 65 anni, Tinebra è in magistratura dal 1967. E' stato procuratore di Caltanissetta dal 1992 al 2001, prima di approdare al ministero della Giustizia come capo del Dap. A Caltanissetta ha gestito le indagini relative agli omicidi Ciaccio Montalto, Saetta e Livatino e alle stragi di Pizzolungo, Chinnici, Capaci e via D' Amelio. Prenderà il posto lasciato libero da Giacomo Scalzo, che è andato in pensione.Per quanto riguarda i tempi del passaggio al nuovo incarico, dipenderanno dal ministro della Giustizia. E' possibile che a Tinebra venga chiesto di ritardare il suo approdo a Catania il tempo necessario per riempire la casella che in via Arenula sta lasciando vuota.
31/05/2006
Fonte: La Sicilia

3 ergastoli a Caltanissetta

CALTANISSETTA - Per avere organizzato ed eseguito il duplice omicidio di Emanuele Trubia e di Salvatore Sultano, uccisi in una sala da barba a Gela il 21 luglio 1999, i giudici della corte d'assise di Caltanissetta hanno inflitto tre ergastoli. La condanna al carcere a vita è stata inflitta al latitante Daniele Emmanuello, 43 anni, accusato di essere il reggente, assieme ai fratelli, della cosca gelese; Nunzio Cascino, 38 anni e Vincenzo Pisano, di 29. Assolto dall'accusa di omicidio, ma condannato a dieci anni per associazione mafiosa Fabio Cascino, di 26 anni. Il processo è durante tre anni e l'accusa è stata sostenuta dal pm della Dda, Nicolò Marino.Emanuele Trubia, noto come "la belva", venne ucciso nel pomeriggio del 21 luglio assieme a Sultano nella sala da barba dei fratelli Pizzardi e secondo gli inquirenti con questo omicidio il clan Emmanuello avrebbe eliminato il braccio operativo del gruppo avversario dei Rinzivillo. L'esecuzione rientrava nella guerra di mafia esplosa nella primavera del 1999 e cominciata il 18 aprile dello stesso anno con il tentativo omicidio, eseguito dai Rinzivillo, di Emanuele Ganci.
30/05/2006
Fonte: La Sicilia

lunedì, maggio 29, 2006

Campanella nomina D'Alema

PALERMO - Il pentito Francesco Campanella, deponendo oggi nel processo al deputato di Forza Italia Gaspare Giudice accusato di associazione mafiosa, ha parlato di una tangente che sarebbe stata pagata per le licenze Umts all'allora ministro delle Comunicazioni, Salvatore Cardinale, e a Massimo D'Alema, che quando fu bandita la gara Umts era presidente del Consiglio dei ministri. Il pentito è stato sollecitato a confermare la circostanza della tangente dagli avvocati difensori di Giudice. Subito dopo, il presidente ha ritenuto che l'argomento non fosse pertinente al dibattimento. Interpellato sulla vicenda, il ministro D'Alema ha definito le accuse che gli sono mosse dal pentito "grottesche e prive di fondamento". "C' è già stata - ha detto D'Alema - un'indagine sulla questione delle frequenze Umts che ha portato a un processo e a una sentenza". D'Alema ha, pertanto, dato mandato all'avvocato Guido Calvi di "acquisire gli atti processuali per presentare una denuncia per calunnia contro Campanella e i suoi presunti mandanti".
29/05/2006
Fonte: La Sicilia

venerdì, maggio 26, 2006

Processo Scapagnini

CATANIA - L'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, il comandante dei carabinieri, generale Luciano Gottardo, e tutti i parlamentari catanesi della scorsa legislatura a Montecitorio e Palazzo Madama. Sono alcuni dei testi a difesa citati dagli avvocati dell'ex Giunta comunale di Catania nel processo 'Cenere lavica'.La richiesta è stata depositata oggi alla prima udienza del procedimento, che si celebra davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania, in cui sono imputati il sindaco Umberto Scapagnini (Fi) e dotto ex assessori della sua giunta in carica nel 2005 nell'ambito dell'inchiesta sui contributi previdenziali pagati dal Comune ai propri dipendenti per i danni da 'cenere lavica' tre giorni prima del voto amministrativo nel capoluogo etneo. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono abuso d'ufficio e violazione della legge elettorale.Il Tribunale si è riservato di decidere sulla lista dei testimoni presentata dalla difesa ma ha già deciso invece, ammettendola, sulla costituzione di parte civile del senatore della Margherita Enzo Bianco, che si è ritenuto leso in qualità di candidato sindaco del centrosinistra nelle scorse elezioni comunali a Catania.La procura di Catania, rappresentata dai pm Francesco Puleio e Ignazio Fonzo, aveva espresso parere positivo per il solo reato elettorale così come gli avvocati degli imputati.Oltre all'allora sindaco, poi riconfermato,Umberto Scapagnini, sono imputati anche otto degli ex assessori che componevano la sua giunta di centrodestra: Nino Strano, Fabio Fatuzzo, Orazio D' Antoni, Angelo Rosano, Antonino Nicotra, Filippo Grasso, Ignazio De Mauro e Rosario D'Agata. Al centro dell'inchiesta ci sono due delibere comunali per la restituzione dei contributi previdenziali il cui prelievo doveva essere sospeso durante l''emergenza cenere lavica' creata da una fase eruttiva dell'Etna.Per questo i circa quattromila dipendenti comunali avrebbero ricevuto in busta paga una somma compresa tra i 300 e i mille euro, che dovranno restituire senza interessi in 11 anni al loro ente previdenziale. Il Tribunale, accogliendo le richieste dei pm Puleio e Fonzo, ha ammesso come corpo del reato le due delibere e i due verbali di giunta 'incriminati' e ha poi aggiornato l'udienza al prossimo 30 giugno. E' previsto l'interrogatorio degli investigatori della Digos della Questura che hanno svolto le indagini.
26/05/2006
Fonte: La Sicilia

Nove arresti a Siracusa

SIRACUSA - I carabinieri del comando provinciale di Siracusa hanno eseguito ordini di custodia cautelare in carcere nei confronti di otto persone, accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso e associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e alle estorsioni. Una nona persona risulta indagata per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.Tutti gli indagati apparterrebbero a due sodalizi mafiosi che operano a Siracusa e che si sarebbero resi responsabili di una serie di estorsioni compiute ai danni di commercianti e imprenditori.A tre dei nove arrestati il provvedimento di custodia cautelare è stato notificato in carcere dove erano detenuti per altri reati. In manette sono finiti Giovanni D'Aquila, ragusano di origine ma residente a Siracusa, 49 anni; Salvatore Barresi, siracusano, 29; Sebastiano Cassia, siracusano, 45; Angelo Cocola, ragusano di origine ma residente a Priolo, in provincia di Siracusa, 25; Salvatore Vona, di Monterosso Almo (Rg), 26 anni.Nel carcere di Siracusa il provvedimento di custodia cautelare è stato invece notificato a Giuseppe Calabrese, 32 anni; nel penitenziario di Spoleto il l'ordine di custodia è stato notificato a Salvatore Calabrò, 36; nel carcere di Catania è stato raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare il siracusano Davide Pincio, 32 anni. Nell'ambito della stessa operazione è stato inoltre arrestato un altro siracusano oggi di 19 anni, ma minorenne nel momento in cui si verificarono i fatti, catturato dai carabinieri su provvedimento del Tribunale per i minorenni di Catania a Cremona dove si trovava da qualche tempo. A firmare i provvedimenti è stato il gip del Tribunale di Catania, Ferrara che ha accolto richieste del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Catania Ugo Rossi e dei sostituti Centonze e Pacifico.L'operazione "Autoparco" come è stata denominata, ha rappresentato la conclusione di una più complessa indagine avviata alla fine del novembre 2003 per contrastare le attività estorsive compiute dai clan Bottaro-Attanasio e Santa Panagia a Siracusa. In questo contesto emergeva che un autoparco della città era divenuto punto di rituali incontri di appartenenti ai due clan. Gli investigatori accertavano così che tra il novembre 2003 e la metà di marzo del 2004 i due gruppi avevano proseguito ad operare in accordo, poichè il gruppo di Santa Panagia, smantellato da una serie di operazioni delle forze dell'ordine, si era trovato in netta minoranza numerica rispetto al clan Bottaro-Attanasio. Per questo motivo - spiegano i carabinieri - l'allora reggente del gruppo minoritario, individuato in Davide Pincio, si era trovato ad operare in regime di subordinazione rispetto ai maggiori rappresentanti del clan maggioritario, guidato per gli investigatori da Salvatore Calabrò e Giuseppe Calabrese che in quel momento erano ancora liberi. Il campo di azione congiunto dei due gruppi era soprattutto quello delle estorsioni. I carabinieri sono così venuti a capo di una estorsione da 5 mila euro ai danni di un imprenditore edile siracusano (ed in questa vicenda avrebbero accertato il ruolo di finto mediatore di D'Aquila accusato di essere invece tra gli ideatori dell'estorsione; un'altra estorsione riuscita - ma non quantificata - ai danni del titolare di un esercizio pubblico; un tentativo di estorsione ai danni di un altro operatore economico siracusano.Parallelamente i carabinieri hanno anche accertato che lo stesso D'Aquila era riuscito a mettere in piedi un consistente traffico di stupefacenti, soprattutto hascisc, nella quale sono risultati coinvolti gli altri arrestati nel blitz di stamane, compreso l'allora minorenne. Un'attività che sarebbe stata svolta non solo a Siracusa ma, almeno in un caso, anche a Ragusa.
26/05/2006
Fonte: La Sicilia

giovedì, maggio 25, 2006

Caso Dell'Utri


PALERMO - I giudici della quinta sezione del tribunale che stanno processando il senatore, Marcello Dell'Utri (Fi), accusato di calunnia nei confronti dei collaboratori di Giustizia, hanno disposto la sospensione del procedimento. Il provvedimento è stato adottato in seguito alla richiesta dei difensori del parlamentare, gli avvocati Giuseppe Di Peri e Pietro Federico, per legittimo sospetto. Nella rimessione del processo, i legali avevano sostenuto "la non imparzialità del giudice nella sua decisione".
In attesa che la Cassazione entri nel merito per decidere su questa richiesta, il tribunale ha dunque sospeso il procedimento ed ha rinviato al 29 giugno, data in cui si potrebbe già conoscere l'esito dei supremi giudici. In caso contrario il tribunale rinvierà ancora ad altra data.
Per stamani era previsto l'inizio della requisitoria dei Pm. Il processo riguarda la presunta combine che Dell'Utri avrebbe attuato, secondo l'accusa, per legittimare, con l'aiuto di alcuni collaboratori di giustizia, i pentiti che lo accusavano di collusioni con la mafia nel processo in cui è stato condannato lo scorso dicembre a nove anni di reclusione.
25/05/2006
Fonte: La Sicilia

2 attentati ad Adrano

ADRANO (CATANIA) - Due persone sono rimaste ferite in maniera non grave in un agguato, che gli investigatori ritengono di stampo mafioso, avvenuto la notte scorsa nelle campagne di contrada Naniccia, ad Adrano, nel catanese.
Le vittime sono Francesco Coco, di 35 anni, ferito a una gamba, e Alfio Neri, di 43, colpito a una spalla. Secondo i carabinieri della compagnia di Paternò l'obiettivo dei sicari probabilmente era Coco, che in passato è stato denunciato per omicidio e associazione per delinquere.
I due erano su in ciclomotore, guidato da Neri, e sono stati affiancati da un'automobile, da dove un sicario ha sparato numerosi colpi di pistola. Nonostante le ferite, i due hanno continuato la loro corsa. La moto è stata inseguita dai killer che hanno esploso altri colpi. L'inseguimento si è concluso quando i due sono riusciti a entrare nell'abitazione di un loro amico, dove hanno trovato rifugio.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Paternò, le cui indagini sono coordinate dalla Dda della Procura di Catania. Coco e Neri sono stati medicati in ospedale e giudicati guaribili in 10 giorni.
25/05/2006
Fonte: La Sicilia

Tangenti tra Enna e Catania

CALTANISSETTA - La Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta ed i carabinieri del nucleo operativo di Enna hanno eseguito stamani cinque ordini di custodia cautelare in carcere. Si tratta dei componenti di una organizzazione che avrebbe messo a segno estorsioni ai danni di una impresa edile.
L'inchiesta è coordinata dai pm della Dda di Caltanissetta ed ha permesso agli investigatori di fare piena luce su una organizzazione mafiosa che controllava la zona dell'ennese. Secondo gli inquirenti la cosca sarebbe stata capeggiata dall'avvocato penalista, Raffaele Bevilacqua, già arrestato per associazione mafiosa. Dall'indagine della Dia emergono i collegamenti fra le cosche mafiose dell'ennese e quelle del catanese.
L'operazione è stata infatti eseguita tra Enna, Catania, Caltagirone e Messina. I provvedimenti cautelari riguardano persone tutte già detenute: l'avvocato Raffaele Bevilacqua, indicato come affiliato alla cosca mafiosa di Enna; Antonino Santapaola, fratello del boss Nitto e reggente della famiglia catanese di Cosa nostra; Alfio Mirabile, ritenuto uno dei responsabili della famiglia mafiosa etnea; Francesco La Rocca, accusato di essere a capo della cosca di Caltagirone, e il messinese Carmelo Bisognano.
Secondo l'accusa i boss avrebbero imposto il pagamento di tangenti alla "Ira costruzioni generali srl", un'importante impresa che opera nel settore dell'edilizia, che tra il 2002 e il 2003 ha realizzato un tratto della superstrada Nord-Sud della Sicilia che collega Gela (Caltanissetta) a Santo Stefano di Camastra (Messina).
25/05/2006
Fonte: La Sicilia

Addiopizzo arriva in Francia

Le procédé est bien connu en ville. Quand la serrure d'un magasin est bloquée par de la colle, c'est que la Mafia a voulu faire passer un message précis. Si la victime de l'"avertissement" veut être tranquille, elle doit se plier au racket, payer.
Il y a quelques jours, c'est une petite pension, en plein centre-ville, qui a été visée. L'hôtel en question est tenu par l'un de ceux qui ont décidé de braver la Mafia, de dire ouvertement que, eux, ils ne se feront pas racketter.
Un dépliant distribué en ville présente les cent premiers magasins, entreprises ou autres, qui adhérent à la campagne contre le racket. De la lettre "A" des agences de voyages à la "R" des restaurants en passant par les bijouteries et les pharmacies, les librairies et les hôtels.
Maurizio Vara, l'hôtelier menacé, a déjà vécu ce genre de situation. "J'avais une entreprise métallurgique, près de Palerme. A force de requêtes continues d'argent, la Mafia m'a fait couler." Un jour, il a décidé que c'était trop et a dénoncé les mafieux. Les procès ont été longs, l'affaire douloureuse pour lui et sa famille. Les racketteurs sont emprisonnés aujourd'hui mais lui a préféré changer d'air et ouvrir un hôtel. La première chose faite en arrivant à Palerme ("C'était ma façon de retrouver ma liberté") a été celle de rejoindre le comité "Addio pizzo" (Adieu racket) formé par des jeunes qui depuis deux ans ont décidé de faire bouger les choses.
Début mai, la liste des rebelles a été publiée sur Internet, puis ils se sont présentés en chair et en os, avec leurs stands, lors de la première journée antiracket, le 5 mai, sur la très symbolique place Magione où sont nés les juges assassinés par la Mafia, Giovanni Falcone et Paolo Borsellino. Ils ont alors lancé une campagne de "consommation critique", appelant les citoyens à les soutenir en s'adressant à eux en priorité. De façon à éviter que les courses quotidiennes ne servent, même indirectement, à financer la Mafia.
UN PREMIER PAS
Jusqu'ici plus de 7 300 consommateurs ont adhéré. En ville, les passants se disent convaincus que c'est la bonne voie à suivre. Comme cette vieille dame qui trouve que "ce serait un manque de respect pour leur courage de ne pas aller faire les courses chez ceux qui osent braver la Mafia". Dans une ville où, selon les estimations, quatre magasins sur cinq sont rackettés, c'est un premier pas qu'il faut soutenir, reconnaît le magistrat du parquet chargé du dossier racket, Maurizio De Lucia : "Des initiatives comme celle-ci montrent que la lutte contre la Mafia n'est pas uniquement du ressort des policiers et des juges mais doit se baser sur les consciences qui changent."
Reste qu'il faut du courage. Personne n'oublie ici Libero Grassi qui, au début des années 1990, avait osé dénoncer, seul, le racket et a fini assassiné par la Mafia. Sa veuve, Pina, qui figure parmi les commerçants antiracket, est confiante. Elle se rappelle que quand son mari s'était adressé à l'Association des industriels pour obtenir un geste de solidarité, son président de l'époque "avait nié l'existence même du racket et dit que Libero cherchait à se faire de la pub". "Aujourd'hui, reconnaît-elle, le fait que nous soyons déjà plus de cent
à suivre son exemple est la preuve que la situation a évolué."
Fonte : Le Monde

mercoledì, maggio 24, 2006

Totò fa spostare l'udienza

PALERMO - "Ho interesse ed intenzione di andare al mio processo e rispondere alle domande che mi saranno poste". Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, imputato a Palermo per favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di segreto d'ufficio.
L'esame del Governatore è stato fissato dai giudici del tribunale per il 6 giugno prossimo. Nelle scorse settimane Cuffaro aveva chiesto, tramite i propri difensori, il rinvio dell'esame a dopo le elezioni regionali in cui è nuovamente candidato per la presidenza della Regione. I siciliani sono chiamati alle urne nella giornata di domenica 28 maggio.
24/05/2006
Fonte: La Sicilia

5000 in piazza per ricordare Falcone


PALERMO - Musica, canti, balli: si può dire anche così 'no' alla mafia. Lo hanno fatto le migliaia di ragazzi (5.000 secondo gli organizzatori) che dal carcere dell' Ucciardone hanno raggiunto in corteo l'albero che è diventato il luogo di ritrovo delle commemorazioni che ogni anno ricordano la strage di Capaci.
"Siamo un popolo che reagisce - ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso parlando ai ragazzi dal palco allestito in via Notarbartolo - stiamo seguendo l'insegnamento di Falcone che dopo qualunque colpo si rialzava e diceva: prima o poi riusciranno a capire". Ma in questa giornata di festa le istituzioni hanno preferito avere un ruolo marginale lasciando la scena ai ragazzi. E loro, gli studenti arrivati da tutta Italia con la Nave della legalità, hanno gridato il loro basta alla criminalità alternandosi sul palco in un improvvisato spettacolo di musiche e poesie. "Mai come adesso - ha osservato il consigliere del Csm Luigi Berlinguer, attivo sostenitore di questa iniziativa - hanno sostituito le parole così bene. La 'joie de vivre' di questi ragazzi è stata più eloquente di mille dichiarazioni". I ragazzi dunque sono stati i veri protagonisti della giornata e Maria Falcone, la sorella del giudice palermitano, ne ha premiati alcuni: i ragazzi di 'Addio pizzo', il comitato antiracket nato a Palermo due anni fa, e gli ormai famosi Ragazzi di Locri, quelli che hanno reagito all'omicidio di Fortugno con il provocatorio invito 'E adesso ammazzateci tutti'. Confusi tra la folla magistrati del tribunale di Palermo, tra cui Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Falcone, Rita Borsellino e don Ciotti, arrivato da Torino per partecipare a questo evento. L'atmosfera di festa si è interrotta soltanto quando, dalla tromba della fanfara della polizia alle 17.58, ora della strage di Capaci, sono uscite le prime note del Silenzio. 23/05/2006
Fonte: La Sicilia

martedì, maggio 23, 2006

La nave della legalità


PALERMO - Dopo una traversata durata tutta la notte, è approdata questa mattina a Palermo, la "nave della legalità", che porta nel capoluogo siciliano un migliaio di giovani, provenienti da tutta Italia, per partecipare alle cerimonie per il quattordicesimo anniversario della strage di Capaci nella quale persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.Una piccola folla festosa di studenti ha atteso sulla banchina lo sbarco dei coetanei, mostrando cartelli di benvenuto e striscioni con slogan antimafia. Si aspetta l'arrivo delle autorità, venute a salutare i giovani "ambasciatori della legalità"Ad accogliere i mille studenti che, in un invisibile filo rosso, hanno unito tutta la penisola nella lotta contro la mafia, il sindaco di Palermo Diego Cammarata, Maria Falcone, Piero Grasso, e Giuliana Ferraro. "1992 morto per un futuro migliore, 1992 nati per portare avanti le tue idee", è questo lo striscione che apre questo secondo sbarco dei mille. "Uno slogan bellissimo - ha commentato la sorella del magistrato ucciso - che riaccende la speranza. Sono felice di essere con voi. Porterò sempre nella memoria questo momento e spero che altrettanto facciate voi".Un benvenuto di cuore ai ragazzi d'Italia lo ha dato il sindaco Cammarata mentre il viceministro Bastico, fiera di essere "una dei mille scesi a Palermo" ha chiesto agli studenti di consegnare alla Fondazione Falcone tutti i lavori svolti nell'anno scolastico per "creare un centro di documentazione per la legalità ". "È un'immagine meravigliosa - ha osservato Piero Grasso - vedere questa nave con voi sopra e con la foto di Giovanni che lentamente si avvicina verso la sua città"."Palermo vi dà il suo benvenuto e vi accoglie con affetto" - ha detto il sindaco di Palermo Diego Cammarata accogliendo, al molo Santa Lucia, i mille studenti giunti da Civitavecchia a bordo della "Nave della legalità" - "Vivo questa giornata con grande emozione e commozione. Celebriamo il valore della legalità assieme ai giovani, che devono farne una tappa fondamentale della loro formazione. Anche la nostra città in questi anni ha avuto momenti importanti nella crescita dell'educazione alla legalità. Oggi celebriamo una giornata indimenticabile, che emoziona chi come me rappresenta le istituzioni e questi ragazzi che la porteranno per sempre nel cuore"Il primo appuntamento di oggi si è svolto nell'aula bunker dell'Ucciardone, sono cominciate con la proiezione di un documentario sulla vita del giudice prodotto da Rai Educational le commemorazioni del quattordicesimo anniversario della strage di Capaci. Il documentario, con le musiche del maestro Nicola Piovani, racconta in prima persona la storia di Falcone.Alla proiezione, organizzata nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, teatro del primo maxiprocesso a Cosa nostra, istruito proprio da Giovanni Falcone, erano presenti centinaia di studenti di tutte le scuole italiane, giunti a Palermo a bordo della Nave della Legalità. Nell'aula ci sono anche magistrati e politici. Sono presenti, tra gli altri, l'ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, l'aggiunto Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Giovanni Falcone, Francesca, morta nell'eccidio di Capaci."Falcone è stato lo straordinario inventore di un metodo di lavoro - ha detto Caselli, accolto all'ingresso del bunker da un forte applauso - Giovanni ha dovuto pagare sulla sua pelle il suo coraggio ben prima della strage di Capaci perchè fu costretto ad emigrare a Roma"."Occorre una lotta alla mafia senza quartiere". Così Clemente Mastella, ministro della Giustizia, nell'aula Bunker di Palermo, nel ricordo di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e della vittime della strage di Capaci. Il guardasigilli, rivolgendosi agli studenti presenti in aula, ha ricordato la figura di Giovanni Falcone, perchè sia "di insegnamento per la legalità". Il ministro ha poi aggiunto: "Vorrei che ci fosse qualcuno come lui accanto a me".
23/05/2006
Fonte: La Sicilia

L'autista dimenticato...

PALERMO - C'era anche Giuseppe Costanza alle 16:58 del 23 maggio 1992 nella Croma blindata quando l'asfalto dell' autostrada Mazara del Vallo-Palermo si squarciò per l'esplosione del tritolo mafioso prima dello svincolo di Capaci, proiettando l'altra auto con i poliziotti ad una distanza di oltre cento metri e uccidendo Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Costanza era l'autista del magistrato. Un uomo fidato, che serviva lo Stato con lo stipendio che non aveva avuto ritocchi nonostante lui portasse in giro l' uomo più blindato d'Italia dopo il presidente della Repubblica.Quando Falcone aveva lasciato l'ufficio della direzione degli Affari penali del ministero della Giustizia a Roma per una scappata a Palermo era andato lui con i poliziotti della scorta all'aeroporto di Punta Raisi a prendere il magistrato per portarlo in città."Falcone volle guidare - dice Costanza - e io mi misi dietro. La moglie era accanto a lui nel sedile del passeggero". Costanza oggi ha 60 anni, è in pensione da un anno, dopo essere stato messo a lavorare in ufficio e dopo le polemiche che lui stesso sollevò sull' assicurazione sulla vita degli autisti giudiziari e sul risarcimento per incidenti in servizio. "Valgo meno di un' auto blindata", denunciò."Anche quest' anno - dice - non ho ricevuto inviti per le manifestazioni che commemorano Falcone, Morvillo e Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, i ragazzi della sua scorta. Ma sono stanco anche per polemizzare. I vivi non entrano nella memoria della gente, come se la strage io l'avessi evitata volutamente".Un miracolo ha salvato la vita di Giuseppe Costanza: la deflagrazione ha smembrato la Croma in cui era con Falcone e la moglie ma la sua posizione nel sedile posteriore dell'auto lo ha salvato, mentre ha condannato i due magistrati. "La morte di Giovanni Falcone - aggiunge Costanza - non va ricordata solo oggi 23 maggio, ma sempre. L'antimafia va fatta ogni giorno da ciascuno di noi, ci vuole un impegno quotidiano.È inutile fare cortei e dibattiti in pompa magna se il giorno dopo tutti scordano ciò che significa la mafia e i morti e le tragedie familiari che ha causato. E a soffrire non sono solo le famiglie dei morti....".
23/05/2006
Fonte: La Sicilia

Messaggio di Napolitano per Falcone

ROMA - Ecco il messaggio che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato alla professoressa Maria Falcone, Presidente della Fondazione "Giovanni e Francesca Falcone". "Quattordici anni orsono la strage di Capaci segnò il culmine dell'attacco mafioso contro lo Stato democratico. L'angoscia e l'allarme di quelle ore restano incancellabili nella mia memoria. L'Italia fu brutalmente colpita nelle persone di uno dei suoi più degni, combattivi e moderni magistrati, Giovanni Falcone, della sua valorosa consorte e collega Francesca Morvillo, degli agenti Antonio Montinaro, Rocco di Cillo e Vito Schifani dedicatisi alla loro sicurezza.Ma la battaglia e l'esempio di Giovanni Falcone diedero i loro frutti. L'attacco mafioso alle istituzioni repubblicane fu fermato. L'azione della magistratura e delle forze dell'ordine, nonostante le difficoltà, è continuata con successo, anche se ad un prezzo ancora elevato di rischi e sacrifici. Sono stati anche di recente assicurati alla giustizia alcuni dei più pericolosi capi dell'organizzazione criminale. Le indagini e gli interventi repressivi hanno conosciuto nuovi sviluppi, volti a contrastare vecchie e nuove forme di penetrazione e aggressione mafiosa. Si tratta di un impegno che deve instancabilmente proseguire e vedere unite le forze sociali e politiche del paese.Nel nome di Giovanni e Francesca Falcone, la Fondazione da lei presieduta - cara Signora Maria - ha dato e continua a dare un contributo prezioso alla diffusione della cultura della legalità, alla mobilitazione di tutte le forze sane della società e in particolar modo delle generazioni più giovani per la conquista di condizioni di sicurezza e convivenza civile in Sicilia.Nel ricordo delle occasioni in cui ho potuto personalmente partecipare alle iniziative della Fondazione, rivolgo a lei, agli illustri relatori del Convegno e ai ragazzi che con il loro slancio suscitano speranza e fiducia, un commosso e solidale saluto e il più fervido augurio di buon lavoro".
23/05/2006
Fonte: La Sicilia

lunedì, maggio 22, 2006

In nave per ricordare Falcone


CIVITAVECCHIA (ROMA) - Lorenzo 13 anni arriva da Ardea, Deborah 19 da Alessandria, Carlo 10 anni da Napoli: insieme ad un migliaio di adolescenti come loro, studenti di scuole medie e superiori, provenienti da tutta Italia, si sono ritrovati oggi al porto di Civitavecchia per imbarcarsi sulla prima nave della legalità. Destinazione Sicilia. Come i Mille di Garibaldi con i quali l'obiettivo condiviso è quello di sollevare un moto di ribellione: allora per liberare il paese dal dominio borbonico, oggi per estirpare dalla penisola la malapianta della mafia. Un viaggio organizzato dalla Fondazione Giovanni e Francesco Falcone in occasione del 14/o anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il magistrato siciliano, sua moglie e 3 uomini della scorta. Alla banchina 18 un andirivieni di ragazzi e insegnanti. Sulla fiancata della nave, un moderno Cruise Ferrier messo a disposizione dalla Snav per l'occasione, campeggia una gigantografia di Giovanni Falcone in toga da magistrato. Un palchetto attende le autorità che arrivano e si fanno contagiare dall'entusiasmo dei ragazzi. "Inizio con voi il mio viaggio che avrà come parole d'ordine l'ascolto e il concorso di idee" assicura Giovanna Melandri alla sua prima uscita pubblica da neo ministro dei giovani e dello sport. Sottolinea il fondamentale ruolo della scuola nella costruzione della legalità il vice ministro dell'istruzione Mariangela Bastico e un entusiasta Luigi Berlinguer applaude con foga quando uno dei ragazzi di Locri firma per primo la carta della legalità promettendo che mai si farà raccomandare per un esame. C'è pure la banda, ma sono i ragazzi i protagonisti di questa giornata. Il coraggioso giudice lo hanno conosciuto soprattutto attraverso le parole degli insegnanti. Erano troppo piccoli allora per avere ricordi di prima mano. Tutti sono qui perchè dall'inizio dell'anno scolastico hanno lavorato su progetti legati alla legalità. Sanno che Falcone proprio quando stava per diventare capo della superprocura antimafia il 23 maggio del '92 fu brutalmente assassinato a Capaci. Lui, ma non le sue idee.Loro, questi giovani ambasciatori di legalità, sono carichi di entusiasmo. Non si contano gli slogan che questi ragazzi hanno coniato per il corteo di Palermo: "spezziamo la mafia, riaccendiamo la speranza", "non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti", "si può spezzare un fiore ma non si può impedire la primavera". Sfoggiano magliette che assicurano a chi legge "nè indifferenti, nè corrotti" e applaudono, quelli sul ponte i coetanei sulla banchina e viceversa. Stasera a bordo verrà proiettato in anteprima nazionale il film prodotto dalla Rai sulla vita di Falcone. Certamente le immagini restituiranno attualità e ricordi. Domani a Palermo, un fitto programma di iniziative, come ogni anno, ricorderà la strage di Capaci. L'aula bunker dell'Ucciardone si riempirà soprattutto di giovani per parlare di legalità, un corteo sfilerà per le vie cittadine, una messa commemorerà le vittime della piovra. Un anniversario di morte, ma anche di speranza.
22/05/2006
Fonte: La Sicilia

sabato, maggio 20, 2006

Fidanzati torna in carcere

PALERMO - Tornano ad aprirsi le porte del carcere per l'anziano boss palermitano Gaetano Fidanzati, 71 anni, capomafia del rione Acqua Santa. Ieri sera è stato accompagnato dalla polizia presso la casa circondariale Pagliarelli, in esecuzione di un provvedimento emesso dall'Ufficio di Sorveglianza di Napoli. Fidanzati, che ha numerosissimi precedenti penali per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti, è stato rinchiuso in carcere in attesa che venga individuata la casa lavoro dove dovrà scontare la pena di un anno in affidamento. Il boss, sottoposto al regime della sorveglianza speciale, ha collezionato in passato numerose condanne, in particolare per traffico di stupefacenti.
20/05/2006
Fonte: La Sicilia

venerdì, maggio 19, 2006

43 anni di carcere a tre boss

PALERMO - La II Sezione della Corte d'Assise di Palermo ha condannato, per omicidio e rapina, a 13 anni di carcere i collaboratori di giustizia Giovanni Brusca e Mario Santo Di Matteo e a 30 anni Michele Traina. Erano accusati dell'assassinio di Francesco Pipitone, direttore della Banca di Altofonte, ucciso, nel '91, da Traina, durante una rapina all'istituto di credito.Brusca e Di Matteo, all'epoca ai vertici della cosca di San Giuseppe Jato, diedero l'autorizzazione della mafia al colpo. Pipitone, però, reagì. Traina fece fuoco e colpì la vittima ed il suo complice che morì sul colpo. Per Di Matteo il Pm aveva chiesto l'assoluzione. Gli imputati sono stati condannati a versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro, ciascuno, alla moglie ed alle due figlie di Pipitone costituite parte civile attraverso il penalista palermitano Fausto Amato.
19/05/2006
Fonte: La Sicilia

Chiesti 33 ergastoli a Messina

MESSINA - Trentatre ergastoli e condanne per oltre mille anni di carcere sono stati chiesti dai pm della dda di Messina, Fabio D'Anna, Emanuele Crescenti e Rosa Raffa al termine della requisitoria del processo "Mare nostrum" che vede imputate, per mafia, 270 persone accusate di far parte del clan di Barcellona Pozzo di Gotto e dei Nebrodi. Alcuni degli imputati devono rispondere di 39 omicidi commessi negli anni '80 e '90. Alla sbarra anche il boss del clan di Barcellona, Giuseppe Gullotti. La requisitoria è cominciata 6 mesi fa.
18/05/2006
Fonte: La Sicilia

4 boss tornano a Partinico

PALERMO - "Quattro boss storici di Partinico sono tornati in paese. Una circostanza inquietante che con l'uscita di scena della famiglia mafiosa dei Vitale, i componenti sono in carcere, potrebbe fare assumere nuovamente un ruolo guida ai capimafia del passato". A lanciare l'allarme è il pm della dda di Palermo Francesco Del Bene che interviene il giorno dopo il ritorno a Partinico, paese del palermitano, di Giovanni Bonomo, da ieri agli arresti domiciliari per motivi di salute. Bonomo, imprenditore con interessi miliardari nel settore vinicolo, per 15 anni latitante in Sudafrica, è stato arrestato nel novembre del 2003. Ha condanne definitive per associazione mafiosa. Oltre a lui hanno fatto ritorno in paese Nenè Geraci capomafia storico di Partinico scarcerato oltre che per l'età - ha 93 anni - perché è malato. Deve scontare diversi ergastoli definitivi per omicidio. Sono di nuovo a Partinico anche i fratelli Filippo ed Antonio Nania: entrambi hanno ormai scontato le condanne inflitte loro per mafia.
18/05/2006
Fonte: La Sicilia

mercoledì, maggio 17, 2006

Processo Prinzivalli, tutto da rifare

ROMA - Con una sentenza dalle motivazioni molte dure la Cassazione ha disposto il rifacimento del processo d'appello (il terzo) per mafia e corruzione nei confronti dell'ex giudice Giuseppe Prinzivalli, assolto nell'appello bis dall'accusa di aver favorito Cosa Nostra. Il concreto sostegno fornito alla mafia - spiega in sintesi la Suprema Corte ritoccando il verdetto "Carnevale" - ben potrebbe essere stato quello, come sostenuto dai primi giudici di merito, di aver elaborato una giurisprudenza volutamente opposta a quella di Giovanni Falcone. In questo modo, a favore della Cupola, il processo maxi-ter presieduto da Prinzivalli - che velocizzava molto i tempi del dibattimento strozzando le richieste della pubblica accusa e venendo incontro a quelle del boss Michele Greco che platealmente plaudiva - si sarebbe concluso prima del maxi-uno basato sul teorema Buscetta. In pratica Cosa Nostra avrebbe potuto contare su una sentenza di piena assoluzione dei capimandamento che opponeva principi di diritto nettamente contrastanti con quelli affermati dal giudice Falcone. Adesso, per effetto della decisione della Suprema Corte, Prinzivalli dovrà tornare a fare i conti con l'originaria accusa per la quale in primo grado era stato condannato a 11 anni di reclusione, divenuti otto in appello. In seguito ad un parziale annullamento con rinvio della Cassazione nel 2003, la condanna fu interamente annullata dalla Corte di Appello di Caltanissetta, l'8 ottobre 2004. Adesso, su ricorso della Procura nissena - interamente condiviso dai supremi giudici - il processo a carico del giudice sospettato di aver aggiustato i processi ai mafiosi riprenderà e sarà spostato davanti alla Corte di Appello di Catania. Sicuramente, se non è maturata la prescrizione, verrà confermata la condanna per corruzione (denaro e titoli di Stato ricevuti dai boss) sulla quale, avverte la Cassazione, si è ormai formato il giudicato. Tra le molte e sferzanti bacchettate riservate da Piazza Cavour al verdetto assolutorio, il rimprovero di "aver inspiegabilmente omesso di apprezzare le dichiarazioni dei collaboranti, ignorandone il contributo probatorio, così mutilando il compendio delle acquisizioni". Quanto alle cosiddette "anomalie del processo" maxi-ter - condotto da Prinzivalli - ossia gli elementi "rivelatori dell'accordo collusivo e dell'ausilio promesso dall'imputato ai vertici mafiosi", la Cassazione rimprovera di aver "tralasciato di evincere le conseguenze dovute al riconoscimento di circostanze significative". Tra queste, "l'intimidazione subita dal giudice Marino dopo la rivelazione di Prinzivalli, ai mafiosi, circa la sua riottosita, e il parere negativo formulato sulla richiesta dei giudici popolari che volevano essere messi sotto protezione". Per non parlare del "proditorio inserimento" di circa cento pagine di motivazione con le quali Prinzivalli - di nascosto al resto del collegio - offriva la cornice ideologica all'assoluzione, invece ampiamente dubitativa, scritta dal giudice relatore Marino, in 4000 pagine. Secondo la Cassazione questo fatto potrebbe essere chiaro indice dell'espressione di una "filosofia pregiudizialmente innocentista, in sintonia con i condivisi intenti della Cupola di Cosa Nostra". In altre parole nel comportamento di Prinzivalli (che è stato anche presidente di Corte di Assise a Palermo) può coesistere sia l'intento di "contrastare livorosamente" Falcone, sia quello di "assecondare le richieste degli imputati di mafia". Con questa pronuncia la Quinta sezione penale coglie l'occasione per dire che il famoso verdetto che portò all'assoluzione del giudice Corrado Carnevale, non deve essere inteso in "maniera riduttiva e schematica". Nel senso che per provare la collusione di un magistrato con la mafia, non serve dimostrare che un giudice abbia tenuto condotte "scopertamente arbitrarie e esulanti da ogni limite di ragionevolezza". Al contrario, sostengono i giudici cassazionisti, "il contributo penalmente rilevante si mimetizza, di regola, nelle condotte di persuasione ed orientamento, attuate tanto al momento del verdetto finale, quanto nel corso del dibattimento in riferimento alle decisioni interlocutorie". Dunque anche gli interventi 'soft' - da parte del presidente di un collegio giudicante - possono ricevere condanna penale.
17/05/2006

martedì, maggio 16, 2006

Sbarco di mille ragazzi per l'anniversario di Capaci

PALERMO - Mille ragazzi sbarcheranno in Sicilia in occasione del 14° anniversario della strage di Capaci, il 23 maggio '92, in cui furono uccisi i magistrati Giovanni Falcone e Francesco Morvillo e tre agenti della scorta: Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. E' l'iniziativa della fondazione "Giovanni e Francesca Falcone", all'insegna dell'educazione alla legalità, che coinvolgerà tante scuole medie e superiori italiane. Gli studenti, provenienti da diverse regioni, giungeranno al porto di Civitavecchia, il 22 maggio alle 15, per imbarcarsi sulla prima "Nave della legalità" alla volta di Palermo. L'imbarcazione è un moderno cruise ferry di 180 metri messo a disposizione gratuitamente dalla Snav. Maria Falcone, sorella di Giovanni, e rappresentanti delle istituzioni saranno presenti alle 16 nel porto di Civitavecchia per salutare la partenza dei "mille" e augurare buon viaggio.
16/05/2006

Arresto per detenzione e favoreggiamento

PALERMO - I carabinieri del nucleo operativo hanno arrestato in aula Carlo Composto, di 32 anni, dopo che i giudici lo avevano condannato a 7 anni di reclusione per detenzione di armi da guerra e favoreggiamento al presunto boss mafioso Gaspare Spatuzza. L'arresto è avvenuto in aula, dopo la lettura del dispositivo di sentenza.Il processo riguardava, oltre Composto, anche Giuseppe Brunettini, di 35 anni e Salvatore Frangiamore, di 41 anni, entrambi condannati per favoreggiamento di Spatuzza, a 3 anni e 6 mesi.L'inchiesta, da cui è scaturito il processo, riguardava il capomafia di Brancaccio e l'arsenale che la cosca mafiosa possedeva e che era stato affidato a Carlo Composto. I giudici del tribunale, presieduti da Vittorio Anania, dopo la lettura del dispositivo di sentenza hanno ripristinato la custodia cautelare per Composto e i carabinieri lo hanno arrestato mentre si trovava in aula ad assistere alla conclusione del processo. L'accusa è stata sostenuta nel dibattimento dal pm Geri Ferrara.
16/05/2006

Omicidio Zimmiti

SIRACUSA - Agenti della Polizia di Siracusa hanno notificato una ordinanza cautelare in carcere a Giovanni Latino, di 56 anni, e Antonio Aparo, di 47, entrambi già detenuti, ritenuti i mandanti dell'omicidio di Antonio Zimmitti, un autotrasportatore di 38 anni ucciso nel gennaio del 1996 a Siracusa.Il provvedimento, con l'accusa di omicidio e con l'aggravante dell'associazione mafiosa, è stato emesso dal gip del Tribunale di Catania il 10 maggio scorso. Antonio Zimmitti fu ucciso con colpi di arma da fuoco nella sua automobile sulla strada provinciale che da Belvedere conduce a Floridia.
16/05/2006

lunedì, maggio 15, 2006

Nuovo libro su Chinnici

PALERMO - E' stato presentato a Palermo il libro del giornalista Leone Zingales, "Rocco Chinnici, l'inventore del pool antimafia" (Edizioni Limina). Nel volume si racconta la ricostruzione dell'attentato, la famiglia del magistrato, il suo lavoro, l'attività del pool antimafia, presenti anche stralci dei diari. Parte fondamentale del testo è il racconto della vita di Chinnici dal punto di vista dei tre figli.Il magistrato Caterina, il medico Elvira e l'avvocato Giovanni raccontano la 'loro verita" in quella che appare come una sorta di biografia raccontata da chi ha vissuto e ha lavorato con il magistrato ucciso. Nel libro c'è anche la testimonianza di Giovanni Paparcuri, l'autista di Chinnici. L'uomo che è scampato miracolosamente all'autobomba. Nella strage, il 29 luglio 1983, sono rimasti uccisi oltre a Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato dell'Arma Salvatore Bartolotta ed il portiere dello stabile in cui abitava il magistrato ucciso, Stefano Li Sacchi.
15/05/2006

Pizzini di Provenzano

PALERMO - L'avvio di una indagine viene sollecitata dall'avvocato Franco Marasà, difensore di Bernardo Provenzano, dopo la pubblicazione delle immagini che riportano alcuni pizzini del boss di cui il legale non è ancora in possesso. I biglietti sono stati fotografati dopo essere stati trovati nel covo del capomafia corleonese. L'avvocato Marasà precisa di non avere fatto alcuna richiesta alla magistratura né di aver ritirato alcun atto che riguarda il procedimento di Carmelo Gariffo, arrestato nelle scorse settimane perché ritenuto il "segretario" del padrino di Corleone. In questi procedimenti sono state depositate agli atti copie dei pizzini trovati nel covo di contrada Montagna dei cavalli dove l'11 aprile scorso è stato arrestato il capomafia latitante.
Il penalista, che difende entrambi gli arrestati, annuncia che solleciterà "l'opportuna indagine per accertare chi può aver fornito ai giornalisti i documenti di cui il legale fino adesso non dispone". 15/05/2006

Omicidio Scaringi

CATANIA - La polizia di Stato ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare per due omicidi commessi a Catania, tra il 1992 e il 1993, nella sanguinosa guerra di mafia tra i clan Santapaola e Cappello che fece registrare più di cento omicidi l'anno.Il provvedimento restrittivo riguarda sette persone, ritenute organiche a Cosa nostra e alla cosca Santapaola-Ercolano e riguarda l'uccisione del commerciante Giuseppe Scaringi, avvenuta nel settembre del 1993, e l'eliminazione, nell'agosto del 1992, di Antonino Faro. Moventi e dinamiche dei due delitti sono stati ricostruiti da diversi pentiti di Cosa nostra, tra i quali l'ex boss Natale Di Raimondo.L'ordine di custodia cautelare, eseguito dalla squadra mobile della Questura di Catania, è stato emesso dal Gip Antonino Caruso su richiesta dei sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia Francesco Puleio e Ignazio Fonzo. Gli arrestati dell'operazione "San Berillo Nuovo" della Squadra mobile sono Luigi Rizza di 38 anni, Filippo Giannì di 34 e Rosario Albino Spina entrambi di 34. Il provvedimento è stato notificato in carcere a Giovanni Rapisarda di 48 anni, Santo Guido Contadino di 50 e Rosario Russo di 39 anni. Uno degli indagati è invece sfuggito alla cattura.Secondo la polizia, sono tutti ritenuti affiliati al gruppo di San Berillo Nuovo del clan Cappello, ad eccezione di Rapisarda, affiliato invece al clan Santapaola. Sarebbe stato quest'ultimo l'esecutore materiale dell'omicidio di Scaringi, deciso dai vertici di allora del clan Santapaola che nel 1993 era retta da Aldo Ercolano, nell'ambito dei contrasti con i Cappello: in quel momento le due cosche erano in guerra e a Catania si contavano centinaia di morti ammazzati. Il commerciante fu trucidato con 13 colpi di pistola calibro 9x21 mentre a bordo della sua Mercedes percorreva viale Marco Polo.Sarebbe maturato all'interno dello stesso clan Cappello l'omicidio di Antonino Faro: la vittima era un affiliato. Faro venne ammazzato il 26 agosto del 1992 in via Venezia Giulia: come sicari sono accusati Rosario Albino Spina e Mario Grasso, detto "il nano", poi ucciso. Come mandante gli investigatori hanno individuato Alfio Manca, allora responsabile del clan Cappello nella zona di Acireale, e poi anch'egli assassinato.L'indagine ha identificato inoltre gli autori di 4 rapine compiute dal clan Cappello tra il 1991 e il 1992 ai danni di alcuni grossisti e di un istituto di credito.
15/05/2006

sabato, maggio 13, 2006

21 ordinanze di custodia cautelare

CATANIA - La polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 presunti affiliati della cosca mafiosa Santapaola. Indagini della squadra mobile della Questura di Catania hanno permesso di ricostruire le dinamiche e la nuova organizzazione interna di Cosa nostra nei vari rioni della città.L'ordinanza restrittiva dell'operazione 'Arcipelago 2' è stata emessa dal gip su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Gennaro e del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Carmelo Petralia. I reati ipotizzati sono associazione mafiosa, estorsioni. E' contestato anche un omicidio di 'pulizia' interna al clan.Le indagini avrebbero accertato la capacità di Cosa nostra, e delle 'famiglie' Santapaola ed Ercolano in particolare, di mettere sotto estorsione commercianti e imprenditori. Secondo l'accusa i proventi delle tangenti servivano anche a pagare gli 'stipendi' agli affiliati e ai parenti dei detenuti.Gli arrestati sono accusati di aver fatto parte di un'organizzazione di tipo mafioso guidata da Nitto Santapaola e dal nipote Aldo Ercolano. Nel corso dell'inchiesta la polizia ha accertato come l'organizzazione fosse articolata in "gruppi" territoriali strutturati in modo verticistico e corrispondenti a vari quartieri di Catania, fra i quali Zia Lisa, Villaggio Sant' Agata, Librino, San Giorgio, Monte Po, Picanello.In particolare è stato scoperto che il gruppo del Villaggio Sant'Agata sarebbe stato guidato e diretto da Raimondo Maugeri. Per diversi mesi gli agenti della Mobile hanno "radiografato" le vicende all'interno di questo gruppo ed in maniera più dettagliata dal 6 giugno 2002, quando venne assassinato di Domenico La Spina, all'epoca dei fatti reggente del "gruppo" del quartiere Zia Lisa, strettamente legato alla "squadra" del vicino Villaggio Sant'Agata.L'attività investigativa ha permesso non solo di individuare autori e moventi dell'omicidio - nei mesi scorsi sono stati arrestate due persone con l'accusa di essere gli esecutori materiali del delitto, Pietro Crisafulli e Andrea Marcadini, entrambi già condannati all'ergastolo dalla Corte di Assise - ma di acquisire uno spaccato ampio e dettagliato della composizione e degli interessi illegali dell'organizzazione mafiosa sottoposta a indagine.Nel corso dell'indagine è emerso che il successore di la Spina è stato per diverso tempo Filippo Scalogna. E' stato inoltre dimostrato che tutti i personaggi sottoposti a indagine sono risultati vivere quotidianamente in nome e per conto dell'associazione mafiosa, e che avrebbero "adottato un comportamento e uno stile di vita finalizzato esclusivamente al raggiungimento degli scopi dell'organizzazione e della raccolta del denaro necessario per rimpinguare le sue casse e consentire il pagamento degli 'stipendi' agli affiliati, dimostrando in più occasioni di non avere esitazione alcuna, pur di tutelare i loro interessi, nell'adottare comportamenti violenti e sanguinari nei confronti di chiunque si rendesse responsabile, ai loro occhi, di intralciare il buon andamento degli affari, quand'anche si trattasse di persone appartenenti alla medesima organizzazione criminale".Per garantire la vitalità dell'associazione mafiosa sarebbero stati commessi diversi delitti, tra cui numerose estorsioni, per nove delle quali sono stati trovati riscontri, tutte consumate ai danni di titolari di alcuni negozi e ditte che operano nel settore dell'abbigliamento, dei trasporti, delle costruzioni ed in altri settori. In generale le vittime erano obbligate a versare una somma che oscillava da 250 a 900 euro mensili.
13/05/2006

17,5 Milioni di euro di beni confiscati

PALERMO - I militari del Gico della guardia di finanza di Palermo hanno confiscato beni per 17,5 milioni di euro riconducibili all'imprenditore Vincenzo Piazza, 75 anni, già condannato per associazione mafiosa. Le indagini hanno permesso di riscontrare le dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia (Tommaso Buscetta, Antonino Calderone, Gaspare Mutolo, Francesco Marino Mannoia, Tullio Cannella, Calogero Ganci e altri) sulla appartenenza di Piazza alla cosca mafiosa dell'Uditore e la capacità di nascondere, tramite una rete di prestanome e il riciclaggio, i proventi delle attività della cosca. Tra i beni sottoposti a sequestro e confisca con decreto del gip del Tribunale di Palermo ci sono sette villette, un fabbricato rurale e un appezzamento di terra siti in contrada Pozzillo a Cinisi. Questi beni sono intestati alla moglie di Piazza, Maria Angela Parisi. Tra i beni sottoposti a confisca definitiva dalla Corte di appello di Palermo ci sono l'intero capitale sociale e complesso aziendale della Coppola Legnami Srl, società con sede a Palermo; un terreno di 18.836 metri quadrati; due capannoni industriali e una palazzina.
13/05/2006

venerdì, maggio 12, 2006

Delitto Dalla Chiesa, confermati gli ergastoli

ROMA - La Suprema corte di Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo per i boss Raffaele Ganci e Giuseppe Lucchese, accusati di aver fornito il supporto logistico e di copertura al gruppo di fuoco che il 3 settembre '82 uccise, a Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo.In particolare, la Suprema corte ha dichiarato "inammissibili" i ricorsi dei due imputati e li ha condannati a pagare 1000 euro per spese di giustizia e 4 mila 200 euro per le spese processuali sostenuti dalla presidenza del Consiglio e dal ministero dell'Interno, costituitesi parte civile nel procedimento.Con questa decisione, la magistratura di legittimità ha messo la parola fine ai processi nati in seguito all'eccidio di via Carini: uno ai boss della cupola, uno agli esecutori materiali e ai fiancheggiatori, uno ai collaboratori di giustizia che con le loro rivelazioni hanno consentito di far luce sul delitto. La posizione processuale di Ganci e Lucchese era stata, inizialmente, stralciata per motivi di salute di Ganci e per le incompatibilità di alcuni giudici. All'epoca della strage di via Carini, Ganci e Lucchese erano uomini di punta della mafia, ma solo dopo il 1983 sono divenuti - rispettivamente - capo mandamento della Noce e di Brancaccio.
12/05/2006

Eletto nuovo coordinatore provinciale anti racket

SIRACUSA - Paolo Caligiore è il nuovo coordinatore delle associazioni antiracket della provincia di Siracusa. Prende il posto di Bruno Piazzese che si è dimesso perchè candidato alle elezioni regionali. La designazione all'unanimità di Caligiore da parte delle associazioni siracusane è avvenuta ieri sera a Sortino alla presenza di Pippo Scandurra, presidente nazionale della Federazione Antiracket Italiana e di Mario Caniglia, coordinatore regionale.Paolo Caligiore è attualmente responsabile dell'associazione antiracket di Palazzolo Acreide, la prima sorta in provincia di Siracusa, che quindici anni fa fece scalpore per le ronde notturne che i commercianti organizzarono come autodifesa dalle estorsioni.
12/05/2006

giovedì, maggio 11, 2006

"Scusi sono Provenzano, mi ospita?"

PALERMO - "Pochi mesi fa un uomo arrivò improvvisamente davanti alla mia masseria e si presentò dicendomi che era Bernardo Provenzano e mi chiese di ospitarlo. Lo guardai e accettai". Così il pastore Giovanni Marino ricostruisce ai magistrati l'arrivo nella propria casa di campagna, in contrada Montagna dei cavalli, del vecchio padrino di Corleone. Marino è stato arrestato lo stesso giorno in cui è stato bloccato il boss. "Provenzano arrivò - afferma il pastore - e mi chiese se ero Giovanni Marino. Risposi di sì e lui si presentò dicendo: Io sono il signor Bernardo Provenzano".
I magistrati che hanno interrogato in carcere il favoreggiatore gli chiedono come mai era sicuro che fosse proprio Provenzano. Marino risponde: "Ha il volto che somiglia molto alle vecchie foto pubblicate sui giornali". Il pastore, rispondendo ai magistrati, ha detto che era infastidito della presenza del boss nella masseria, ma non diceva nulla perchè era convinto che Provenzano sarebbe rimasto per poco tempo in quel posto e poi sarebbe andato via.
Sui "pizzini" di Bernardo Provenzano si sta creando molta curiosità, anche di studiosi, tanto da spingere gli esperti di Yarix e Webcola, capitanati da Alessandro Martignago, che lavorano nel Veneto nell'ambito del progetto dell'Osservatorio Nazionale per la Sicurezza Informatica, a trovare una chiave per decrittarli. In una nota si legge che, in base al contenuto di alcuni frammenti di "pizzini" divulgati, (ad esempio nel sito www.bernardoprovenzano.net) sarebbero stati compilati dal boss con crittogrammi, utilizzando il classico "cifrario di Cesare": le sequenze numeriche si ottengono rappresentando le lettere con dei numeri, in base all'ordine alfabetico (quindi A=1, B=2, ecc.) e poi sommando un valore prefissato - in questo caso 3.
Così, ad esempio, si è potuto vedere che dietro il crittogramma "512151522 191212154" si cela il nome di "Binnu Riina", che è uno dei favoreggiatori del padrino. Queste lettere, con i crittogrammi, erano state trovate nel 2001 dagli investigatori, ed erano già state decrittate. Nei nuovi "pizzini", invece, rinvenuti nel covo del boss il giorno dell'arresto, non vi sono più crittogrammi, ma dei numeri che indicano un nome. Come ad esempio il 123, che faceva riferimento a Carmelo Gariffo, arrestato nei giorni scorsi perchè indicato come il segretario del padrino; mentre con il 60 il capomafia indica un medico, la cui identità deve essere ancora accertata dagli investigatori.
10/05/2006

mercoledì, maggio 10, 2006

Sequestrati beni per oltre 2 milioni di euro a Enna

ENNA - Beni per oltre un milione di euro sono stati confiscati dal Tribunale di Enna a Michele Nicosia, 72 anni di Villarosa, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Il provvedimento di confisca, che segue quello di sequestro, è stato notificato dalla Guardia di Finanza di Enna, nucleo provinciale polizia tributaria. Il Tribunale di Enna, dopo avere vagliato la posizione dell'uomo, ha emesso il provvedimento di confisca che interessa appezzamenti di terreno, prevalentemente in agro di Villarosa (qualcuno ricadente in territorio di Enna), diverse porzioni di fabbricati urbani e rurali e un quadriciclo speciale, per un valore commerciale di oltre un milione di euro. Sale così a oltre 6,5 milioni di euro il valore dei beni sequestrati e confiscati, nell'ultimo biennio, dai militari del Comando Nucleo Provinciale Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Enna nei confronti di soggetti indiziati di appartenere ad associazioni a delinquere di stampo mafioso.
10/05/2006

Ancora intimidazioni a Crocetta

GELA (CALTANISSETTA) - Ancora lettere anonime sul tavolo del sindaco di Gela, Rosario Crocetta. Ancora minacce e intimidazioni al suo indirizzo. Due le missive che gli sono state recapitate in questi ultimi giorni: una porta la firma di un sedicente Diavolo Giusto, che si erge a difensore del popolo affamato e dei poveracci, perseguitati per mano della mafia che comanda. L'anonimo, insieme a Crocetta, prende di mira l'on. Giuseppe Lumia (Ds), Raimondo Genco, presidente del tribunale di Gela, e Angelo Ventura, procuratore della Repubblica, che definisce "protetti da guarentigie e immunità". È una lettera dai toni deliranti, nella quale si esortano le forze dell'ordine a schierarsi con il popolo, che "da un momento all'altro potrebbe insorgere" contro le "caste prevalenti" e poi gridare "non più guai ai vinti, ma agli ingiusti vincitori!". L'altra missiva riporta fatti di mafia degli anni di piombo, dell'inizio del '90, e cita nomi, cognomi e soprannomi di personaggi implicati e collegati, in un modo o nell'altro, con l'indotto del petrolchimico, recentemente oggetto di inchiesta giudiziaria su appalti e subappalti. La lettera fa anche riferimento al candidato gelese per le prossime elezioni regionali, Emanuele Scicolone, ex dirigente sindacale e dipendente di un'impresa appaltatrice, uscito dai Ds per passare con il Pdci (il partito del sindaco Crocetta) alla vigilia della presentazione delle liste. Un suo volantino, strappato in due, è stato messo dall'anonimo mittente nella stessa corrispondenza e spedito al primo cittadino. Crocetta ha consegnato le lettere alla Dda e ha chiesto al prefetto di Caltanissetta di convocare con urgenza il comitato provinciale per l' ordine e la sicurezza pubblica. Intanto, Scicolone in una nota ha affermato che la sua candidatura "sta dando fastidio a soggetti interessati alla gestione illegale dell'economia".
10/05/2006

lunedì, maggio 08, 2006

Domani anniversario di Peppino Impastato

PALERMO - Domani Rita Borsellino parteciperà alle 19 alla fiaccolata Cinisi-Terrasini in occasione del 28/simo anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato. Il corteo è organizzato nell'ambito del 5x Forum Sociale Antimafia e si muoverà da 'Radio Aut' (Cinisi) alla Casa della Memoria "Felicia e Giuseppe Impastato" (Terrasini). A seguire la candidata dell'Unione alla presidenza della Regione terrà un comizio in piazza a Terrasini.
08/05/2006

venerdì, maggio 05, 2006

Un biglietto trovato da Provenzano

Sei arresti per estorsione a Gela

Grigoli ricorda Don Puglisi

FIRENZE - È iniziata poco dopo mezzogiorno la deposizione di Salvatore Grigoli, l'ex uomo d'onore della famiglia mafiosa di Brancaccio, autore di 50 omicidi - tra i quali quello di don Puglisi - e pianificatore, come membro del gruppo di fuoco organizzato dai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, delle stragi del '93. Collaboratore di giustizia dal 1997, Grigoli viene ascoltato in questo processo perchè incaricato di alcune estorsioni all'interno del mandamento.Il pentito, sollecitato dalle domande del pubblico ministero Alessia Sinatra, ha avuto una sola esitazione quando, rispondendo alla domanda sugli oltre 50 omicidi compiuti per conto di cosa nostra, ha pronunziato il nome di don Puglisi con un filo di voce. Poi, il pubblico ministero ha chiesto a Grigoli un riconoscimento fotografico e il collaboratore ha riconosciuto, nelle foto, Ludovico Sansone, uno degli imputati del processo per associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni in corso a Firenze."Sono moralmente colpevole del sequestro di Giuseppe Di Matteo. Ho partecipato soltanto al sequestro, sapevo che sarebbe dovuto tornare a casa dopo una decina di giorni. E invece è stato ucciso. Per questo me ne sento moralmente responsabile". Lo ha detto oggi Salvatore Grigoli che ha deposto, in qualità di collaboratore di giustizia, al processo contro Ludovico Sansone più 20, accusati tutti di associazione mafiosa ed estorsione.Giuseppe Di Matteo, 11 anni, figlio di Santo Di Matteo - primo collaboratore per la strage di Capaci - venne sequestrato il 23 novembre 1993 e tenuto prigioniero un anno e mezzo. Il piccolo fu infine ucciso e il suo corpo sciolto in un bidone di acido."La mia latitanza mi ha aiutato a riflettere", ha detto Grigoli che è rimasto alla macchia prima nel trapanese (sotto la tutela di Matteo Messina Denaro) e poi nel palermitano per due anni prima di venir arrestato. Proprio il giorno del suo arresto ha deciso di collaborare. "Insomma - ha detto Grigoli rivolto al presidente Balsamo - io sono l'autore dell'omicidio di don Puglisi. Ricordo perfettamente ogni momento: sono entrato, doveva sembrare una rapina, un colpo e via... lui mi ha guardato, mi ha detto "me lo aspettavo" e ha sorriso un attimo prima che io sparassi. Quel sorriso me lo porto ancora dentro".Al termine della deposizione, il presidente Balsamo ha sospeso l'udienza rinviando il processo al prossimo 11 maggio.
05/05/2006

Poesia di Impastato

ROMA - Una poesia di Peppino Impastato cantata da Carmen Consoli. La musicista siciliana la presenterà nel corso del nuovo tour che partirà il 9 maggio dal Palasport di Palermo con un'anteprima riservata alla stampa e ai fan sabato prossimo, 6 maggio, a Sant'Agata Li Battiati, vicino a Catania.La poesia, scritta dal fondatore di Radio Aut, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, si intitola 'Ciuri di campo' ed è stata inviata dal fratello di Impastato, Giovanni, alla Consoli che aprirà il suo tour proprio nel giorno della morte di Impastato il cui cadavere fu ritrovato dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea Palermo-Trapani. A musicarla e ad arrangiarla sono i Lautari, gruppo che la Consoli produce e che accompagna la cantantessa nel corso del suo tour."Fiore di campo nasce dal grembo della terra nera, fiore di campo cresce odoroso di fresca rugiada, fiore di campo muore sciogliendo sulla terra gli umori segreti", sono alcune parole della poesia. La Consoli presenterà, tra il primo e il secondo tempo, anche un filmato, curato assieme all'ideatore di 'Blob' Enrico Ghezzi, per ora top secret.
04/05/2006

3000 per Addiopizzo

PALERMO - Sono circa tremila i giovani, ma c'erano anche insegnanti e cittadini, che hanno gremito piazza Magione per la manifestazione "Liberi di sapere - liberi di comprare", organizzata dal comitato di Addiopizzo per promuovere il "consumo critico" negli oltre 100 negozi che hanno aderito alla campagna contro il racket mafioso delle estorsioni.Per la prima volta i commercianti, circa 60 presenti in piazza, che hanno detto no al ricatto mafioso si sono mostrati ai loro clienti, proponendo i prodotti negli stand di fronte la chiesa. Ad accogliere gli imprenditori sono stati i ragazzi pieni di sogni che hanno organizzato spettacoli teatrali, cartelloni, striscioni e tornei sportivi che andranno avanti per tutta la giornata. "È un momento stupendo e davvero emozionante - ha detto Avia Giaccone insegnante della scuola media "Cesareo" - è il segno che qualcosa è cambiato nella coscienza della gente e nella consapevolezza dei ragazzi".Sul palco è salita anche la vedova del giudice Antonino Caponnetto, Betta, commossa dalla folla di ragazzi. "Mi sembra un sogno - ha detto - avere davanti così tanti studenti che manifestano contro la mafia. Voi non siete solo il futuro ma siete soprattutto il presente".
05/05/2006

Caso Mannino

PALERMO - La corte d'appello di Palermo che celebra il processo di secondo grado all'ex ministro Calogero Mannino, accusato di concorso in associazione mafiosa, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma sulla inappellabilità delle sentenze di proscioglimento di primo grado. I giudici, accogliendo l'istanza del sostituto procuratore generale Vittorio Teresi, hanno inviato gli atti del dibattimento alla Corte Costituzionale, disponendo la sospensione del processo fino alla decisione della Consulta.Nell'eccezione il pg denunciava che "la modifica parziale del sistema delle impugnazioni nel processo penale ha creato una disarmonia grave a danno del pubblico ministero, nel senso della riduzione del suo potere di adire il giudice dell'appello, in secondo grado di giudizio". "Privare il pm - aveva scritto Teresi - della possibilità di far valere davanti ad una giurisdizione di merito gli eventuali errori in fatto rilevati nella sentenza di proscioglimento, produrrebbe una sorta di codificazione di infallibilità del giudice di primo grado". "Il nuovo sistema delle impugnazioni - per il magistrato - non consentirebbe, poi, in alcuna sede al pm di rilevare tutta una serie di errori, incongruenze, inesattezze, incompletezze rilevabili nelle sentenze di proscioglimento di primo grado. Per tanto una sentenza sbagliata in punto di fatto, rimarrebbe priva di ogni possibilità di essere riletta da una corte di merito".Secondo il pg, inoltre, la nuova normativa sarebbe "irragionevole" perchè, da un lato, "riconosce al pm il potere di appellare le sentenze di condanna quando ritenga le pene troppo miti rispetto alla gravità del fatto" mentre da un lato gli nega "il potere di appellare le sentenze di assoluzione che ritenga incoerenti rispetto alle risultanze processuali". Ad essere censurato dal magistrato "per violazione del principio di parità delle parti processuali, dell'obbligatorietà dell'azione penale e del principio di ragionevolezza" è anche "il sistema transitorio della legge sull'inappellabilità che ha tracciato un regime incomprensibilmente diverso tra i procedimenti pendenti in appello iniziati sotto la precedente disciplina e quelli nuovi, che interverranno, cioè dopo l'entrata in vigore della legge".Calogero Mannino venne assolto in primo grado dall'accusa di concorso in associazione mafiosa. La corte d'appello di Palermo, riformando la sentenza, lo ha poi condannato a 5 anni e 4 mesi. Successivamente la Corte di Cassazione ha annullato il verdetto con rinvio riassegnando il processo alla sezione dei giudici di appello davanti ai quali è stata ora sollevata l'eccezione di incostituzionalità.
05/05/2006

Mandalà gestiva la latitanza di Provenzano

FIRENZE - Nicola Mandalà crebbe, nell'organizzazione di Cosa nostra, grazie al rapporto sempre più stretto con Bernardo Provenzano che lo portò anche a gestirne la latitanza. Lo ha detto stamani, nell'aula bunker di Firenze, il collaboratore Francesco Campanella sollecitato dalle domande della pm Sinatra che gli ha chiesto di raccontare al tribunale che ruolo ebbe, Mandalà, nella latitanza del 'boss dei boss'."Mandalà - ha detto Campanella - crebbe grazie al rapporto che aveva con Provenzano e che lo portò a gestire i mandamenti di Belmonte, Misilmeri e Bagheria, oltre che Villabate ed era in contatto con tutte le grandi famiglie di Palermo". Fu proprio Mandalà, ricorda Campanella, a chiedergli di falsificare la carta d'identità che servì a Provenzano per andare a Marsiglia ad operarsi. "La falsificazione non era buona - ha detto Campanella - ma Mandalà mi disse di stare tranquillo perchè l'ospedale a Marsiglia aveva già i moduli della Regione Siciliana utili per i ricoveri all'estero e che, quindi, la carta d'identità serviva soltanto per emergenze che potevano evidenziarsi durante il viaggio"."Nicola Mandalà era diventato il gestore della latitanza di Provenzano - ha ribadito Campanella -. Mi chiese di procurargli anche tre telefonini vergini che sarebbero serviti alla staffetta di auto poste a tutela del viaggio di Provenzano".
05/05/2006

La mafia arruola anche gli stranieri

CALTANISSETTA - I carabinieri di Caltanissetta, in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Gianbattista Tona, hanno arrestato Maghni Bouazza, marocchino di 27 anni, latitante. L'extracomunitario, coinvolto nell'inchiesta antimafia condotta dalla Dda nissena, che nei giorni scorsi aveva portato all'arresto di 43 persone, era riuscito a fuggire in Spagna. È accusato di associazione mafiosa, tentativo di omicidio, detenzione e porto di armi clandestine.Secondo gli investigatori sarebbe affiliato alla famiglia mafiosa dei Cammarata. Le autorità spagnole avevano fermato Bouazza eseguendo un mandato di arresto europeo emesso dal gip di Caltanissetta.
05/05/2006

giovedì, maggio 04, 2006

Sodano dell'UDC escluso dalle regionali

AGRIGENTO - L'ex sindaco di Agrigento Calogero Sodano, nella scorsa legislatura senatore dell'Udc, è stato escluso dalla lista presentata dal governatore Salvatore Cuffaro, nella circoscrizione di Agrigento, per le prossime regionali. L'esclusione sarebbe stata decisa in quanto l'ex sindaco è stato condannato con sentenza definitiva per abuso d'ufficio. Secondo i giudici, non avrebbe adottato gli strumenti necessari a frenare l'abusivismo edilizio ad Agrigento. "Sono perplesso - commenta Sodano, che nelle prossime ore deciderà se presentare ricorso - perchè le liste erano già state approvate. Nel casellario giudiziario inoltre la sentenza di condanna non è ancora stata riportata. In questa vicenda c'è qualcosa che non va".
04/05/2006

Arrestato nipote Provenzano

PALERMO - È stato arrestato dalla polizia il nipote del boss Bernardo Provenzano. Si tratta di Carmelo Gariffo, 47 anni, accusato di associazione mafiosa. Gli agenti della squadra mobile hanno notificato all'uomo un provvedimento di custodia cautelare firmato dal gip Antonella Consiglio, su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dei sostituti Marzia Sabella e Michele Prestipino.Il nome di Gariffo viene fuori dai "pizzini" trovati nel covo del boss Provenzano al momento del suo arresto. Gli inquirenti hanno decrittato il numero (123) dietro cui si nascondeva il nome di Carmelo Gariffo Gli investigatori della Questura di Palermo sono riusciti a decrittarlo e a provare la responsabilità del nipote del padrino di Corleone su cui erano già state avviate indagini. L'uomo avrebbe svolto le funzioni di "segretario" del boss, gestendo appuntamenti, ricevendo "pizzini" dai vari gregari sparsi in tutta la Sicilia e organizzando anche i controlli medici a cui Provenzano si è sottoposto negli ultimi anni dopo l'intervento alla prostata fatto a Marsiglia.Il riferimento numerico a Gariffo è stato trovato in molti "pizzini" in cui si fa cenno a pagamenti di tangenti o altri affari illegali di Cosa nostra. Dall'inchiesta emerge, in particolare, che in alcuni casi accanto al "codice" di Gariffo compare nei "pizzini" un altro numero che coprirebbe il nome di un medico. Si potrebbe trattare del professionista che "aveva in cura" il boss durante la latitanza.A Provenzano, al momento dell'arresto, sono state trovate molte medicine, gran parte delle quali si possono acquistare solo dietro prescrizione medica. Molte confezioni, però, sono risultate "campioni gratuiti", non in commercio, e che potrebbero provenire direttamente da un medico. Gariffo già in passato era stato arrestato per associazione mafiosa ed era rimasto in carcere fino a pochi anni fa scontando la condanna che gli era stata inflitta. L'uomo era tornato a Corleone ed aveva iniziato, secondo l'accusa, ad occuparsi della famiglia del boss e della sua latitanza. L'arresto di Gariffo è il primo risultato investigativo avviato subito dopo la scoperta delle lettere custodite nella masseria in cui viveva Provenzano.Dalla lettura incrociata di tre lettere trovate nel covo in cui l'11 aprile è stato arrestato il boss Bernardo Provenzano, gli inquirenti hanno compreso che Carmelo Gariffo avrebbe dovuto curare il trasferimento dello zio in un altro nascondiglio. Secondo i pm, allo spostamento di Provenzano avrebbero dovuto contribuire altri fedelissimi del padrino di Corleone. Per il boss sarebbe stato scelto un luogo sicuro "al riparo - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di Gariffo - dagli sbirri. Lì un operatore sanitario (medico o infermiere), intorno al 20 aprile 2006, avrebbe dovuto praticare al capomafia una puntura e procedere ad alcuni prelievi".In particolare, tra la posta ritrovata a Provenzano, c'è una lettera, che è stata scritta da una persona indicata col numero 60, che secondo gli inquirenti potrebbe essere il medico o l'operatore sanitario. L'uomo, preoccupato per la salute del latitante, si dichiarava ampiamente disponibile a fargli l'iniezione ed i prelievi "per valutare i valori", cioè i risultati delle analisi da effettuare.
04/05/2006

Provenzano non risponde

PALERMO - Il capomafia Bernardo Provenzano si è avvalso della facoltà di non rispondere nel processo denominato 'Trash' che lo vede imputato, a Palermo, di associazione mafiosa e turbativa d'asta. Il boss era collegato con i giudici in videoconferenza dal carcere di Terni. Vestito come alla prima udienza pubblica a cui ha partecipato dopo l'arresto, Provenzano ha ripetuto ai magistrati di non volere neppure rendere dichiarazioni spontanee.Il dibattimento è nella fase dell'esame dei testi della difesa. Il tribunale, accogliendo la richiesta del pm Ambrogio Cartosio, aveva chiesto al boss se voleva rendere interrogatorio.
04/05/2006

mercoledì, maggio 03, 2006

Tinebra pg di Catania

ROMA - Giovanni Tinebra, attualmente capo del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria, sarà il prossimo procuratore generale di Catania. La Commissione per gli incarichi direttivi di Palazzo dei marescialli lo ha proposto per questo incarico all'unanimità. Un esito che perciò fa ritenere scontata la sua nomina da parte del plenum del Csm.Originario di Enna, 65 anni, Tinebra è in magistratura dal 1967. È stato procuratore di Caltanissetta prima di approdare al ministero della Giustizia come capo del Dap. Prenderà il posto lasciato libero da Giacomo Scalzo, che è andato in pensione. La proposta della Commissione, non appena sarà pronta la relazione scritta di accompagnamento, sarà trasmessa al ministro della Giustizia che in base alla legge deve esprimere un parere sugli incarichi direttivi. Solo dopo questo passaggio,
che nell'attuale situazione politica potrebbe richiedere anche un mese, il plenum deciderà in via definitiva sulla nomina.
03/05/2006

martedì, maggio 02, 2006

Riunificati i processi a Cuffaro

PALERMO - I giudici del tribunale hanno riunificato i due processi che vedono imputato il presidente della regione, Salvatore Cuffaro. La procura stamani ha chiesto in aula di unificare il procedimento nei confronti del governatore che si apriva stamani per rivelazione di segreto d'ufficio. Questo dibattimento viene dunque accorpato a quello già in corso che vede il governatore imputato di favoreggiamento nei confronti della mafia.Il tribunale ha accolto la richiesta della difesa di Cuffaro che ha chiesto di ampliare l'istruttoria dibattimentale, citando i 152 testi che erano previsti nel procedimento per la rivelazione di segreto d'ufficio.
02/05/2006

Binnu in videocollegamento

PALERMO - Il boss Bernardo Provenzano ha assistito in video collegamento dal carcere di Terni al processo che lo vede imputato davanti alla Corte d'assise d'appello di omicidio nell'ambito della seconda guerra di mafia degli anni Ottanta fino al delitto dell'imprenditore Libero Grassi che si era rifiutato di pagare il pizzo. Si tratta della prima uscita in un pubblico dibattimento del capomafia corleonese arrestato l'11 aprile scorso dopo 43 anni di latitanza.Provenzano ha chiesto di non essere ripreso dalle telecamere in aula, così come hanno fatto gli altri imputati tra cui Totò Riina. Il boss era in una stanzetta nel carcere di Terni, in compagnia di quattro agenti di polizia penitenziaria; era seduto e indossava un maglione scuro e jeans, stando con le braccia incrociate. Erano presenti in aula la vedova dell'imprenditore ucciso per essersi ribellato al racket Libero Grassi, Pina Maisano e il figlio Davide, che sono parte civile nel processo.Il boss aveva diversi foglietti in mano con appunti che consulta, e ha parlato telefonicamente con il suo difensore, Franco Marasà. "Mi curano in maniera idonea e non ho problemi", ha detto il boss all'avvocato. La sua immagine è stata trasmessa in video collegamento attraverso un monitor suddiviso in diversi riquadri: nella casella in alto a sinistra compariva Provenzano, in quella opposta, in basso a destra, Totò Riina. Il presidente della Corte d'assise, Franco Miccichè, ha disposto che le numerose troupes televisive, alcune delle quali straniere, e i fotografi presenti in aula non riprendano i 33 imputati, così come chiesto dai loro legali. "E' un suo diritto non farsi riprendere dalle telecamere, è questione di privacy", ha detto l'avvocato Marasà, rispondendo ai giornalisti.L'udienza si è conclusa con un rinvio al 9 maggio. Rispetto a Totò Riina e Salvatore Madonia che hanno abbandonato l'udienza, Provenzano ha seguito il dibattimento fino alla fine. "E' una gran bella giornata per la giustizia", ha detto Pina Maisano. La vedova di Grassi tuttavia ha espresso preoccupazione "per i tempi di questo processo". "Mi sembra - ha aggiunto - che si stiano dilatando, non vorrei che il collegamento del boss Provenzano in video-conferenza distolga l'attenzione dal processo".
02/05/2006