mercoledì, novembre 22, 2006

Che novità......

PALERMO - Che Bernardo Provenzano in qualche modo lo stimasse e che lo considerasse uno dei suoi più valenti collaboratori è ormai un dato di fatto. "Lei dice che sono migliore di lei? No, non sono migliore, io mi rivedo in lei e credo nella nostra causa. Sono cresciuto in questo e così sarò fino alla morte", rispondeva il capomafia di Trapani, Matteo Messina Denaro, al padrino in uno dei pizzini trovati nel covo di Corleone. Adesso, l'ultimo rapporto della direzione investigativa antimafia sull'azione di Cosa nostra nel trapanese, conferma la leadership di colui che viene considerato uno dei successori del capo dei capi catturato l'11 aprile."Nonostante la pesante azione repressiva dello Stato che di fatto ha disarticolato gli organigrammi interni delle cosche locali - si legge nel dossier - l'organizzazione continua a mantenere un penetrante controllo del territorio e a riscuotere consensi tra l'opinione pubblica". Matteo Messina Denaro, in particolare, gode di una vasta rete di protezione, affermano gli esperti della Dia, composta da soggetti mafiosi, ma anche da "insospettabili" che operano in un contesto dove agire a favore della criminalità organizzata "viene avvertito come un comportamento dovuto".Forti i segnali di infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione nella provincia, che resta divisa in quattro mandamenti: Trapani, Alcamo, Mazara e Castelvetrano, dove "si prediligono situazioni di non conflittualità e di convivenza con le istituzioni".
22/11/2006
Fonte: La Sicilia

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