martedì, gennaio 23, 2007

Ricordando Peppino

Cinisi, «Casa Memoria». In silenzio, attoniti, con gli occhi sgranati, i ragazzi ascoltano Caterina Pellingra e Giovanni Impastato, che con veemenza e passione raccontano la storia di Peppino Impastato, colui che, sfidando omertà e paura, ha denunciato i mafiosi del suo paese. I ragazzi ascoltano dal vivo gli avvenimenti che portarono, il 9 maggio del 1978, all'assassinio del giovane Peppino. E chiedono ulteriori spiegazioni, si commuovono, toccano con mano quelli che sono i risultati dell'impegno contro la mafia. Emma Montalto, Elvira Bonanno e Pina Mazza, docenti del liceo scientifico «Ettore Majorana» di San Giovanni la Punta, raccontano una giornata trascorsa a Cinisi con gli studenti delle classi V B, V C e IV C. Una giornata per sentire la voce della Sicilia che lotta, attraverso le parole forti di Giovanni Impastato, fratello di Peppino (martire illustre dell'antimafia, assassinato dai sicari di Tano Badalamenti), la cui storia è tornata nelle cronache nazionali grazie al film «I cento passi» di Marco Tullio Giordana. Giovanni Impastato parte da lontano: traccia il quadro di un sistema globale ingiusto e squilibrato, terreno fertile per la morale e l'economia mafiosa e, come suo fratello Peppino trent'anni fa, punta il dito verso l'alto, testimoniando le strette collusioni tra mafia, politica e mondo imprenditoriale, il radicamento della cultura mafiosa nella morale comune, l'inconsistenza di un reale progetto di smantellamento dell'organizzazione malavitosa come quello teorizzato da Giovanni Falcone. Con Giovanni Impastato c'è pure Caterina Pellingra, giovane rappresentante della «Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato», luogo dove la madre dei due Impastato ha proseguito la lotta culturale e morale del figlio, non sottraendosi mai al ruolo di testimone attiva di una vita votata alla giustizia. La casa accoglie i visitatori provenienti da ogni parte d'Italia. «Ed è con orgoglio - confessa Emma Montalto - ma anche con profonda tristezza che veniamo a sapere che la nostra è la prima scuola siciliana a varcarne la soglia». La giornata continua con la visita dei terreni confiscati alle cosche mafiose dove, ad opera delle cooperative di «Libera terra», vengono coltivati vari prodotti per mano di tutti quei giovani che scelgono di impegnarsi contro l'illegalità e la sopraffazione. Il viaggio si conclude con una breve sosta a Portella delle Ginestre e nella cooperativa «Placido Rizzotto», il sindacalista comunista scomparso misteriosamente a Corleone nella notte del 10 marzo del 1948, a soli 34 anni. Ma questa è un'altra storia…
Fonte: La Sicilia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ringrazio i miei professori per averci mostrato una realtà che credetemi sembra veramente da "film".