sabato, gennaio 27, 2007

Trubia parla ancora

Estorsioni si, ma... con "bon ton". Rosario Trubia, emergente storico del gruppo di Cosa Nostra degli Emmanuello fino allo scorso autunno, ammette di essere stato un estortore e di avere diretto un gruppo di "fedelissimi" che, nel suo nome, effettuavano estorsioni a tappeto ai danni degli operatori economici cittadini. Ma ai suoi "scagnozzi" avrebbe sempre raccomandato di comportarsi bene con i commercianti, di non prenderli per il collo e di lasciar perdere qualora le vittime manifestavano l'impossibilità a pagare.
Questo ha raccontato "Saro" Trubia, alias "Nino D'Angelo" al Gup del Tribunale di Caltanissetta Fabrizio Nicoletti che lo sta processando con il rito abbreviato per mafia ed estorsione con altre nove persone ritenute affiliate alle cosche criminali di Stidda e Cosa Nostra. Incriminati nel dicembre del 2005 con l'inchiesta condotta dagli agenti del locale Commissariato di polizia e da quelli della Mobile di Caltanissetta, agli imputati viene contestata l'accusa di avere imposto il "pizzo" per dieci lunghi anni alla cooperativa agricola "Agro Verde" il cui presidente Stefano Italiano ora è parte civile. E parte civile si sono costituiti il Comune, l'associazione antiracket "Gaetano Giordano" e la Fai, Federazione antiracket italiana. Trubia, che dopo anni di militanza in Cosa Nostra ad ottobre ha maturato il proposito di collaborare con la giustizia, rendendo dichiarazioni spontanee, ha ammesso di avere fatto da apripista nell'estorsione all'Agro Verde.
Un'estorsione - ha raccontato - che Trubia avrebbe avviato tramite altre persone non imputate nel procedimento. Contestualmente ha sparato a zero contro i suoi fiancheggiatori che lo avrebbero collaborato in quell'estorsione. Il gruppo di Trubia si sarebbe occupato dell'estorsione all'Agro Verde fino al '97-98, fino, cioè, all'arresto di Rosario Trubia. Successivamente - raccontato Trubia - nell'estorsione alla coop. subentrò la Stidda per il tramite di Emanuele Cosenza al quale la stessa vittima avrebbe chiesto di intercedere per evitare che esponenti malavitosi circolassero nei locali della cooperativa agricola, creando malcontento tra i soci.
Dopo Trubia, un altro imputato ha voluto rendere dichiarazioni spontanee. Lo ha fatto Giuseppe Novembrini il quale ha ammesso i fatti che gli vengono contestati dai magistrati. Imputati nel procedimento, oltre a Rosario Trubia ed a Giuseppe Novembrini, sono Emanuele e Calogero Cosenza, rispettivamente padre e figlio, Carmelo Fiorisi, Filippo Salvatore Faraci, Enrico Maganuco, Francesco Morteo, Alessandro Gambuto e Luigi Incardona. Il processo è stato aggiornato a fine mese per la requisitoria del sostituto procuratore della Dda Nicolò Marino. Con l'inchiesta "Mantide", condotta con l'ausilio di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre ai 10 imputati per i quali la Procura si accinge a formulare le conclusioni, vennero incriminate altre due persone per le quali, al momento del blitz, scattò una denuncia a piede libero. Ma in sede di udienza preliminare il Gup emise per entrambi sentenza di non luogo a procedere perchè già giudicati per gli stessi fatti.
Fonte: La Sicilia

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