lunedì, febbraio 26, 2007

Crocetta risponde a Di Fede

GELA (CALTANISSETTA) - "Le accuse del signor Di Fede non mirano a proteggere una famiglia abbandonata, ma il nucleo familiare di uno dei più feroci mafiosi latitanti che esiste in Sicilia". Così il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, risponde agli attacchi che Francesco Di Fede, 77 anni suocero del boss mafioso Daniele Emmanuello, latitante da diversi anni, gli aveva sferrato ieri a un'assemblea del "correntone" dei Ds, a Gela.
Di Fede ha invitato l'assemblea e l'intero partito a non votare per il sindaco, Rosario Crocetta. Il bidello statale in pensione, è il padre di Virginia Di Fede, 42 anni, ex lavoratrice Rmi (reddito minimo di inserimento) del Comune di Gela, licenziata dal sindaco Crocetta lo scorso 21 aprile, quando il primo cittadino scoprì la sua presenza tra i precari municipali.
"Certo che a sentirla come la racconta lui potrebbe persino sembrare una persecuzione. - aggiunge Crocetta -. Le colpe dei padri che ricadono su moglie e figli. Con questa ottica lo Stato dovrebbe dare le case popolari e i contributi del reddito minimo di inserimento alla moglie e ai figli di Provenzano, alla moglie e i figli di Riina, di Nitto Santapaola e di altri fior fiore di galantuomini".
"Emmanuello non è un povero emigrante che ha lasciato moglie e figli sul lastrico - osserva -, ma il terzo latitante più pericoloso attualmente in Sicilia. Uno che è inserito nell'organigramma come possibile successore al top di Cosa nostra, che per anni ha gestito appalti, subappalti, traffico di droga, estorsioni e usura, praticamente un miliardario".
26/02/2007
Fonte: La Sicilia

1 commento:

Anonimo ha detto...

come sei colorato!
allora hai capito?