mercoledì, marzo 14, 2007

In cella con i cellulari...

PALERMO - I carabinieri hanno scoperto che molti detenuti del reparto di massima sicurezza del carcere Pagliarelli di Palermo erano in possesso di un telefono cellulare dal quale coordinavano i loro traffici criminali. Per questo motivo stamani è stata disposta dalla procura una perquisizione nelle celle dell'istituto di pena e sono state eseguite sei ordinanze di custodia cautelare. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dai sostituti Maurizio De Lucia, Roberta Buzzolani e Michele Prestipino.
Secondo quanto è emerso dall'indagine, esponenti della famiglia mafiosa del quartiere palermitano Partanna-Mondello, dall'interno del carcere dirigevano un vasto traffico di stupefacenti in tutta la Sicilia. Tra gli arrestati vi è anche un agente penitenziario che forniva i telefoni cellulari ai detenuti. All'operazione partecipano oltre 100 carabinieri che stanno eseguendo numerose perquisizioni, soprattutto al Pagliarelli. L'agente di polizia penitenziaria arrestato è Giuseppe Trapani, 43 anni, originario di Sciacca, residente a Villabate e in servizio nel carcere di Pagliarelli. Secondo l'accusa, sarebbe stato lui a fornire il telefono cellulare ai detenuti, consentendo loro di organizzare traffici di droga e parlare con i complici ancora liberi. È accusato di corruzione aggravata nell'avere agevolato la mafia e detenzione di sostanze stupefacenti che avrebbe introdotto nel carcere. Fra le persone raggiunte dal provvedimento cautelare vi è anche Carmela Rita Irene Lucchese, di 35 anni, che è la moglie di un detenuto, Antonio De Luca, quest'ultimo già detenuto, e fra i carcerati che hanno avuto il telefonino in cella. La donna avrebbe pagato una somma di denaro all'agente penitenziario per consentire al marito di usufruire del cellulare. Un altro ordine di custodia riguarda Giacomo Fidone, di 38 anni, di Scicli (Ragusa), accusato di aver procurato la droga all'organizzazione. Altre due misure cautelari sono state notificate in cella a Francesco Bonanno, di 34, e Massimiliano Magnasco, di 26. Sono state le indagini per la ricerca di uno dei maggiori latitanti di mafia, Giovanni Motisi, palermitano, a far scoprire che i detenuti del carcere Pagliarelli avevano a disposizione un telefono cellulare. Gli investigatori intercettando Anna Maria Pampalpone, la moglie del boss mafioso detenuto Vincenzo Cascino, ritenuto vicino al latitante Motisi, hanno scoperto che il marito riusciva a chiamarla al telefono nonostante fosse rinchiuso nel reparto di massima sicurezza. Da questo episodio è cominciata l'inchiesta che ha portato nel settembre scorso ad identificare l'agente di polizia penitenziaria, Giuseppe Trapani, che forniva il cellulare, dietro pagamento, ai detenuti. Per gli inquirenti, in alcuni casi, l'agente avrebbe fornito ai detenuti anche sostanze stupefacenti. 14/03/2007
Fonte: La Sicilia

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