lunedì, maggio 28, 2007

Processo "Clessidra", tre ergastoli

Tre ergastoli al processo «Clessidra» che ha seguito la via del rito ordinario. Il carcere a vita è stato deciso dalla corte d'assise per Alfio Rino Lo Castro, Antonino Pulvirenti e Franco Stimoli, ritenuti rispettivamente responsabili dell'omicidio di Sebastiano Cambria, di quello di Alfio Furnari e di quelli di Carmelo Buda, Salvatore D'Aquino e Alfio Furnari. Il processo ha analizzato una serie omicidi che, tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio di Novanta furono decisi dal gruppo del Malpassotu fortemente intenzionato a vendicare anche il minimo oltraggio, uno «stile» tipico del clan Pulvirenti in quegli anni. Oltre ai tre ergastoli la corte d'assise ha condannato Antonino Licciardello a dodici anni e sei mesi di reclusione, Salvatore Licciardello a dodici anni e sei mesi, Maurizio Longo a dodici anni e otto mesi, Francesco Maccarrone a tredici anni e Orazio Pino a dodici anni. I due Licciardello, Longo e Pino, sono collaboratori di giustizia ed hanno potuto ususfruire dello sconto di pena previsto in questi casi. Assolti, invece, Giuseppe Pugliarelli, Pietro Puglisi, Alfio Licciardello, Salvatore Licciardello, Agatino Bonaccorsi e Francesco Spampinato. Nel collegio difensivo c'erano gli avvocati Mario Brancato, Lucia D'Anna, Francesco Giammona, Michele Ragonese, Salvatore Mineo, Salvatore Ragusa, Anna Scuderi. La pubblica accusa, invece, è stata sostenuta dai sostituti procuratori Francesco Testa ed Allegra Migliorini. Tra gli omicidi che si ricordano in città, c'è sicuramente quello di Gaetano Porzio (ucciso l'8 gennaio del'91, vicino l'ospedale Santa Marta). Fu l'inizio di una delle più sanguinosa faide di mafia a Catania. Solo per citare poi gli omicidi che sono stati puniti con l'ergastolo, quello di Sebastiano Cambria (primo giugno '90, a Palagonia) venne eseguito perché la vittima era sospettata di tradimento dal «Malpassotu» e di aver intascato i proventi di alcune rapine. Carmelo Buda, ucciso il 21 gennaio 1989, a Mascalucia aveva cercato, invece, di far riappacificare i Laudani e i Cappello, in guerra tra loro ma avversari del Malpassotu, Salvatore D'Aquino il 29 maggio '86, a Pedara, rifiutò di restituire un'auto rubata a uomini del «Malpassotu», mentre Alfio Furnari il 20 gennaio '87, a Paternò, non aveva pagato una partita di droga al Malpassotu.
Fonte: La Sicilia

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