venerdì, settembre 28, 2007

Salta fuori La Loggia

PALERMO - Il piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonino Mandalà, ritenuto esponente di spicco della mafia di Villabate, con Enrico La Loggia, vice-presidente dei deputati di Fi.
È quanto afferma il pentito Francesco Campanella in una memoria dell'11 ottobre 2005, depositata in questi giorni agli atti del processo per le tangenti legate alla realizzazione dell'ipermercato di Villabate che si celebra a Palermo davanti alla quinta sezione del tribunale. Nel processo sono imputati Pier Francesco Marussig e Giuseppe Daghino (i manager della multinazionale romana Asset srl); l'ex sindaco di Catania, Angelo Francesco Lo Presti; l'ex sindaco di Villabate, Lorenzo Carandino; gli architetti Rocco Aluzzo e Antonio Borsellino, e infine, Giovanni La Mantia, indicato come uomo legato a Nicolò Mandalà, figlio di Antonino, boss di Villabate, in carcere per mafia.
Le imputazioni, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, corruzione e riciclaggio. Nella sua memoria, Campanella sostiene che il piano regolatore "fu concordato da Antonino Mandalà direttamente col suo amico e socio Enrico La Loggia; fu concordato tutto nello studio dell'avvocato Schifani".
Nella vicenda dell'ipermercato di Villabate, che poi non fu mai realizzato, Campanella è il teste chiave: il pentito sostiene di aver ricevuto da Marussig una tangente di 25 mila euro per 'sveltirè l'iter di approvazione del centro commerciale. Antonino Mandalà è invece imputato in una seconda "tranche" del processo che si celebra con il rito abbreviato. Il tribunale lo ha condannato a 8 anni per associazione mafiosa nel processo a Gaspare Giudice.
Il pentito dice che l'operazione concordata tra Mandalà e La Loggia, relativa al piano regolatore, "avrebbe previsto l'assegnazione dell'incarico ad un loro progettista di fiducia, l'ingegner Guzzardo, e l'incarico di esperto del sindaco in materia urbanistica allo stesso Schifani, che avrebbe coordinato con il Guzzardo tutte le richieste che lo stesso Mandalà avesse voluto inserire in materia di urbanistica".
"In cambio - precisa poi Campanella - La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza". Il pentito, che sarà sentito dai pm Lia Sava e Nino Di Matteo nel processo dal 2 al 5 ottobre a Firenze, sostiene infine che il piano regolatore di Villabate "si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà, in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate".


27/09/2007
Fonte: La Sicilia

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