sabato, ottobre 20, 2007

Chiesti 8 anni per "vasa vasa"

PALERMO - Il procuratore aggiunto di Palermo, Giuseppe Pignatone, ha chiesto la condanna ad otto anni di carcere per il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, nell'ambito del processo per le talpe in Procura, che vede imputato il Governatore siciliano per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione del segreto d'ufficio.
Chiesta anche la condanna a 18 anni per il manager della sanità privata Michele Aiello, che deve rispondere di associazione mafiosa; nove anni per il maresciallo del Ros Giorgio Riolo, accusato di concorso in associazione mafiosa e cinque anni per il radiologo Aldo Carcione, imputato di concorso in rivelazioni di segreto d'ufficio.
Il procuratore aggiunto, Giuseppe Pignatone, ha avanzato le richieste anche nei confronti degli imputati minori del processo: 4 anni per l'ex segretario della Procura Antonella Buttitta; un anno e quattro mesi per Roberto Rotondo; 3 anni e sei mesi per Giacomo Venezia; 5 anni e mille euro di multa per Michele Giambruno; 4 anni e sei mesi per Domenico Oliveri; nove mesi per SalvatorePresitigiacomo; due anni per Adriana La Barbera e Angelo Calaciura; 5 anni e mille auro di multa per Lorenzo Iannì.
Pene pecuniarie sono state invocate per le società Atm (1 milione e 549 mila euro) e per la Diagnostica per immagini (un milione di euro).
"Questa requisitoria è stata basata su rigorose valutazioni delle risultanze processuali". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Giuseppe Pignatone, prima di formulare le richieste di pena nel processo alle cosiddette "talpe" della Dda.
La sua presenza in aula, al fianco dei pm Maurizio De Lucia e Michele Prestipino, è stata letta come la volontà di sostenere le loro valutazioni sui profili della contestazione di reato mossa nel processo al governatore Cuffaro, dopo l'ennesima divergenza sorta in Procura nei giorni scorsi.
Pignatone ha preso la parola alla fine della requisitoria, dicendo di voler pronunciare "poche battute conclusive". "Questo è stato definito il processo alle talpe - ha detto - ma questa definizione è riduttiva. Questo processo ha svelato alcuni aspetti strategici e vitali per Cosa nostra, facendo emergere il coacervo di interessi illeciti che hanno accomunato mafiosi, imprenditori, professionisti ed esponenti delle istituzioni, compresi rappresentanti politici.
Mai, come in questo processo - ha aggiunto - è stato ricostruito in un'aula giudiziaria il fenomeno delle fughe di notizie, rivelando un panorama desolante di sistematico tradimento anche da parte di esponenti degli apparati investigativi". Poi, in riferimento alla fuga di notizie attribuita al Governatore siciliano sull'esistenza di intercettazioni a casa del boss Guttadauro, che nel 2001 portò alla rimozione della microspia e alla neutralizzazone dell'indagine, Pignatone ha sottolineato la "gravità della condotta di Cuffaro, che in quei giorni veniva eletto presidente della Regione siciliana".
L' ultima considerazione, Pignatone l'ha dedicata al comportamento processuale degli imputati perché "non è stato possibile ricostruire l'intera catena delle rivelazioni delle notizie riservate e dunque non è stato possibile accertare se vi era una fonte interna alla Procura, e chi era quella persona in diretto collegamento con Roma con cui Cuffaro commentava l'esito delle indagini".
15/10/2007
Fonte: La Sicilia

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