giovedì, ottobre 11, 2007

Duro colpo ai Santapaola

CATANIA - Il 2% del finanziamento sugli appalti: era la tangente 'fissà che la cosca Santapaola imponeva agli imprenditori che operavano nel settore della pubblica amministrazione. È quanto emerge dall'inchiesta della Procura della Repubblica di Catania su Cosa nostra, sfociata nel blitz Arcangelo della Direzione investigativa antimafia nei confronti di 32 presunti affiliati a Cosa nostra. Il clan, secondo le intercettazioni della Dia, aveva deciso di non fare delle richieste "una tantum" e trattabili con la vittima dell'estorsione, ma di imporre una percentuale fissa, del 2%, senza alternative se no la rappresaglia. La stessa percentuale, emerge dalle indagini, era stata chiesta da Angelo Santapaola all'imprenditore Andrea Vecchio, il presidente dell'Ance di Catania, che ha subito tre attentati incendiari nel suo cantiere edile nel rione San Cristoforo per essersi rifiutato di pagare il pizzo. Gli arrestati complessivamente sono 25: 18 a Catania, uno ciascuno a Genova, Messina e Aversa (Caserta), e quattro, tra cui due donne, in provincia di Napoli. La Dia ha inoltre notificato il provvedimento ad altri due indagati già sottoposti a misure cautelari. Tra i destinatari dell'ordine restrittivo ci sono anche i presunti boss della 'famiglia' D'Emanuele, il patriarca Natale e il figlio Andrea, e alcuni altri congiunti del capomafia Benedetto Santapaola, come suo nipote Vincenzo. Tra gli indagati c'era anche Angelo Santapaola, 45 anni, il cugino del boss dei boss di Cosa nostra a Catania, il cui cadavere carbonizzato è stato trovato il 30 settembre scorso nelle campagne di Ramacca assieme a un altro cugino di Santapaola, Nicola Sedici, di 31 anni. Il procuratore capo facente funzioni Vincenzo D'Agata ha sottolineato come "Angelo Santapaola avesse assunto una posizione di vertice nella cosca" tanto che "puntava a riorganizzare, sia sul piano militare che sul piano finanziario, il gruppo". La Dia, dopo la sua scarcerazione, lo ha intercettato mentre in alcune conversazioni telefoniche diceva "signori finiamola con il pagamento mensile, noi dobbiamo chiedere il 2% del valore dell'appaltò". Lui sarebbe stato eliminato nell'ambito di una faida interna allo stesso clan. La Procura ha sottolineato che dalle indagini è emersa la presenza di una organizzazione che gestiva il traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, in collegamento con esponenti della camorra. La droga, proveniente da Napoli, veniva poi smerciata a Catania e provincia. Congratulazioni alla Dia e alla Procura di Catania per la brillante operazioni sono giunte dal presidente dell'Antimafia, Francesco Forgione, il capogruppo dei Ds in Commissione, Beppe Lumia, e dal presidente della Provincia di Catania, Raffaele Lombardo. Operazione Dia, tutti i nomi degli arrestati. A Catania sono finiti in manette Francesco Annaro di 28 anni, il fratello Giuseppe, di 26, sottoposto agli arresti domiciliari; Gaetano Buscema, 68 anni; Massimiliano Calanna, 32 anni; Giuseppe Castellano Chiodo, di 32 anni; i fratelli Giuseppe e Silvio Corra, 47 e 23 anni, rispettivamente suocero e cognato di Angelo Santapaola; Natale D'Emanuele, 67 anni e il figlio Andrea Sebastiano di 26; Giuseppe D'Emanuele, di 40 anni; Salvatore Di Bella, di 40 anni; Francesco Saverio Ferrara, di 39; Giuseppe Gianguzzo, 42; Antonio Interlandi, di 34; Massimiliano Panzera, di 34; Giovanni Smedila, di 47 anni; Paola Torrisi di 56 anni; Roberto Vacante, di 44 anni, genero di Salvatore Santapaola, figlio di Benedetto. A Genova è stato arrestato Giancarlo Privitera di 31 anni; a Messina Vincenzo Santapaola di 44 anni, nipote del boss Benedetto. In provincia di Napoli sono stati arrestati Giuliano Frenello Cacciapuoti, di 36 anni, sottoposto agli arresti domiciliari; Stefano Di Nardo, di 44 anni, e due donne, Luisa e Maria Pezzella rispettivamente di 43 e 28 anni. Ad Aversa è stato arrestato Salvatore Menale, di 21 anni, sottoposto agli arresti domiciliari. Un provvedimento restrittivo è stato notificato nel carcere di Bicocca ad Antonino Finocchiaro, di 39 anni. Enrico Maria Giaquinta, 35 anni, è stato invece sottoposto alla misura dell'obbligo di presentazione tre volte al giorno alla polizia giudiziaria.
09/10/2007
Fonte: La Sicilia

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