giovedì, ottobre 25, 2007

L'opinione di Vigna

Siena, 23 ott. - "Occorre prevedere l'obbligo giuridico di denuncia delle imprese mafiose, decidere sanzioni interdittive che impediscano attivita' di impresa, per un certo periodo, per chi la mafia non la denuncia. L'impresa non puo' essere neutrale e avere l'atteggiamento di chi, come al tempo delle Br, diceva ne' con lo stato ne' con le Br". Lo ha detto l'ex Procuratore antimafia, Piero Luigi Vigna, parlando dell'influenza della mafia sull'economia del nostro paese, al seminario che si e' svolto questa mattina alla Certosa di Pontignano (Siena), sul tema "I valori e le regole. Legalita', responsabilita', cooperazione e mercati", organizzato dalla Fondazione Caponnetto e dalla facolta' di scienze politiche dell'Universita' di Siena.
"Il mercato sono loro", (la mafia), ha poi detto senza tanti giri di parole Vigna. "Le ragioni della mia affermazione sono varie. Primo per le dimensioni che le organizzazioni mafiose realizzano: un conteggio parla di 90 miliardi di euro, altri analisti di 100- 150 miliardi che penso, vedendo le dimensioni del traffico di stupefacenti, sia la cifra piu' vicina alla realta'. Secondo per i rapporti di condizionamento che le imprese mafiose, gestite attraverso prestanome, sono capaci di imporre a quelle legali".
"Il fine del reinvestimento - ha poi aggiunto Vigna - di parte dei proventi illeciti in attivita' legali, che ora coprono delle dimensioni di tutto rispetto, dalle aziende sanitarie private agli ipermercati, agli insediamenti turistici, condiziona in un duplice modo l'attivita' legale.
Sia attraverso la sottostante minaccia e sia perche' il denaro e' disponile in cassa, senza ricorrere a prestiti bancari. E bisogna tenere conto - ha puntualizzato Vigna - che chi lavora in queste imprese spesso, anzi sempre, viene sottopagato e non si osservano misure di sicurezza che costano anch'esse. Questo rischia di dare, come e' avvenuto in certe zone del territorio, l'oligopolio o il monopolio di certe attivita' economiche legali alle imprese mafiose. E questo non va".
Fonte: Agi.it

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