giovedì, dicembre 27, 2007

Il ritorno degli americani

PALERMO - Nell'archivio sequestrato a Salvatore Lo Piccolo lo scorso 5 novembre nel covo di Giardinello, ci sono anche le lettere di Bernardo Provenzano, scritte precedentemente al suo arresto, sul rientro a Palermo dagli Usa degli "scappati". I boss Nino Rotolo e Salvatore Lo Piccolo erano in disaccordo sul rientro degli 'americani', e avevano investito il superboss corleonese della questione. "Io vi prego - scrive Provenzano, in una lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica - di trovare un accordo tutti insieme quelli che siamo fuori e la dove è possibile risolviamo le cose con la responsabilità di tutti"....
Prosegue ancora Binnu: "Parenti di Totuccio Inzerillo (capofila dei cosiddetti 'perdenti', ucciso nell' 81 nella guerra di mafia, ndr), Sarino suo fratello sta tornando dall'America per stabilirsi qua, perchè dicono che in America se la passa male.... Il mio cuore volesse pace e serenità per tutti, se dipendesse solo da me la vicenda sarebbe risolta, ma dobbiamo creare le condizioni"... Nino Rotolo fu poi arrestato nell'operazione Gotha, e Lo Piccolo accolse la richiesta del padrino alleandosi con gli 'americani'.
Numerose lettere d'amore, indirizzate da donne diverse al boss Sandro Lo Piccolo, durante la sua latitanza, sono state sequestrate nel covo di Giardinello dove il giovane mafioso venne arrestato col padre Salvatore. La copiosa corrispondenza prova che nonostante i continui spostamenti dovuti alla latitanza Sandro Lo Piccolo riusciva ad intrattenere diverse relazioni sentimentali affidandosi spesso a "corrieri" per la consegna delle missive amorose, come scrive La Repubblica.
L'elemento costante delle lettere è il rammarico manifestato dalle donne del giovane boss, qualcuna separata e con figli, per le difficoltà di potersi incontrare. "Amore mio dolce, mi manchi tanto. Dove ti sei perduto? Nell'abisso infinito? Di sicuro non so dove trovarti, altrimenti già avrei rimediato... Vivo di immagini di te, del tuo viso, che passano all'improvviso...". E un'altra ragazza scrive al boss: "È una grande sofferenza, non sai quanta. Amarti? Tu ci sei? È vero, esisti e non sai quanto vorrei averti solo per me. Ma ahimè per me sei molto invisibile".
L'elenco di centinaia di imprenditori, commercianti e liberi professionisti di Palermo che pagherebbero il 'pizzo' con cadenza mensile o annuale, è contenuto nell'archivio di Salvatore e Sandro Lo Piccolo sequestrato nel covo di Giardinello. Dal contenuto del libro mastro dei boss, secondo quanto scrive il quotidiano La Repubblica, emerge che a Palermo sono pochi i commercianti che non pagano la tangente a Cosa nostra.
Tra i negozianti vittime delle estorsioni figurano tra gli altri anche i nomi di noti negozi del centro cittadino, ma anche il bar Caflish e il ristorante Peppino. Accanto ai nomi del bar Alba e della catena Giglio sono indicati punti interrogativi. Nell'elenco compaiono anche numerosi commercianti della borgata di Mondello: Renato Bar, Antico Chiosco, il Baretto di Valdesi, i cantieri navali Motomar. L'interesse dei Lo Piccolo per il "Palermo Calcio", è testimoniato da alcune lettere che alludono alla presenza di "infiltrati" di Cosa nostra nel mondo sportivo. Un altro business seguito con attenzione dai boss era quello del totonero e del lotto clandestino, ma anche l'apertura di sale Bingo oltre lo Stretto.
"Chi paga il pizzo di fronte ad un'efficace azione dello Stato, che ha inferto grandi colpi alla mafia, non può essere considerato vittima. Non vi sono più alibi legati alla paura. È questo il momento per denunciare in massa gli estortori". Lo afferma il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello commentando l'alto numero di imprenditori e commercianti che pagano il pizzo a Palermo come emerge dai fogli sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo.
"Da questa lettura - aggiunge - arriva una conferma che era nell'aria e si capiva anche dal silenzio che era seguito dal sequestro dei pizzini: a Palermo il numero della persone che pagavano era alta. È la dimostrazione di quanto fosse capillare l'imposizione del pizzo. Ma mi stupisce che, ancora oggi nonostante vi sia stata un' azione forte dello Stato che ha decapitato capi e gregari, siano poche le denunce".
"Adesso cosa nostra è disarticolata - aggiunge - vi sono le condizioni per denunciare e trovo singolare che fino a oggi nessuno lo abbia fatto. I commercianti devono avere più coraggio e ribellarsi in massa. Non farlo è un comportamento inspiegabile che non può essere tollerato".


27/12/2007
Fonte: La Sicilia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche questo è molto, molto grave dato che sono l'espressione del Comune e della provincia di Palermo.
Gli indirizzi dei vertici Gesap nella valigetta del numero uno
ANCHE l’aeroporto di Palermo rientrava nella giurisdizione dei Lo Piccolo. Non è chiaro perché, nessun appunto o segnale fornisce un’indicazione al riguardo, ma nella valigetta ventiquattrore del boss, sequestrata a Giardinello, è stato trovato anche un “pizzino” con su appuntati gli indirizzi e i numeri di telefono dei vertici della Gesap. Indirizzo circonstanziato con tanto di punti di “vicinanza” per l’abitazione palermitana dell’amministratore della Gesap Giacomo Terranova , esponente di Forza Italia, e indirizzo e numero di telefono di casa di Carmelo Scelta, direttore generale della società che gestisce i servizi a terra dello scalo aeroportuale Falcone e Borsellino.
27 dicembre 2007 Repubblica.it

Anonimo ha detto...

MAFIA: IN 19 PIZZINI GLI AFFARI "ONLINE" DEI BOSS LO PICCOLO
(AGI) - Palermo, 18 set. - I Lo Piccolo erano boss di nuova generazione, pronti a scaricare da internet l'elenco degli appalti in corso per affilare le armi delle estorsioni e delle infiltrazioni. E' il quadro che emerge dai 19 pizzini inediti sequestrati nel covo di Giardinello. Salvatore e Sandro Lo Piccolo, attraverso il pc portatile a loro disposizione nel covo di Terrasini, tenevano sotto controllo i siti legati alle aste giudiziarie, alle compravendite di immobili, ma anche agli appalti. Da internet poi scaricavano i bandi, l'esito delle gare, l'elenco delle ditte che si erano aggiudicate i lavori pubblici. Tutti documenti che adesso sono al vaglio della Procura e degli investigatori della Squadra mobile. Che, una volta chiusa la prima parte delle indagini, stanno cercando di ricostruire anche questo nuovo filone. Fra i documenti trovati dagli investigatori, ad esempio, c'e' una pagina stampata dal sito www.banchedati.biz: un appunto con decine di appalti, che i boss di San Lorenzo seguivano passo dopo passo. In altri fogli, invece, come scrive il mensile palermitano "S", i due boss avevano appuntato tutte le coordinate legate ad altri lavori pubblici: la ditta appaltatrice con relativo indirizzo (seguito eventualmente anche da quello delle societa' in associazione temporanea di impresa), la tipologia e la durata dell'appalto, con una breve descrizione dell'intervento e infine anche l'importo dei lavori a base d'asta. Nell'elenco, un colpo grosso su tutti: la manutenzione dell'aeroporto di Punta Raisi. (AGI)