martedì, giugno 17, 2008

Ecco perchè...Parlava chiaro...

UGENTO (LECCE) - "Come al solito con questo provvedimento volete dare le consulenze agli amici e agli amici degli amici. Ma questa volta non ve la faccio passare. La delibera è illegittima. Mi denunciate perché dico queste cose? Allora io mando le carte al prefetto e vediamo chi ha ragione". Così parlava quattro giorno fa, 11 giugno, Peppino Basile nel corso dell'ultimo consiglio comunale. Così parlava da trent'anni, da quando aveva cominciato a fare politica, prima nel Movimento sociale e poi nell'Italia dei valori, da consigliere comunale a Ugento e da un paio d'anni anche da consigliere provinciale a Lecce.


Le sue parole sono appese ancora lì, accanto alle fotografie della campagna elettorale (era il sesto nella lista alla Camera dell'Italia dei Valori), sulle finestre del suo comitato elettorale in via Messapica. "La vostra fiducia - diceva ai suoi cittadini - mi consente di continuare quell'impegno senza sosta a tutela e difesa dei vostri interessi, da sistemi fondati sul clientelismo e favoritismo che noi tutti conosciamo al fine di garantire legalità, trasparenza e diritti per tutti".


"Peppino era il classico rompiscatole" racconta il suo parlamentare di riferimento, Pierfelice Zazzera, appena eletto nelle liste del partito di Di Pietro. "Spulciava le carte, era attento a tutto, non gli sfuggiva niente, impossibile fregarlo". Lo confermano tutti in paese: "Un combattivo. Senza vergogna e senza paura", dice Gianfranco Coppola, poliziotto, suo collega in consiglio comunale dell'Italia dei Valori. "Se c'era una cosa che non gli andava, dove vedeva del marcio, una cosa ingiusta per la città, lui denunciava. Nell'ultimo periodo mi aveva anche detto che voleva lasciare, più che stanco era disilluso. E poi me lo diceva sempre: se vado avanti così, da solo, fino alla fine mi ammazzano".


Lo hanno ammazzato. Chi e perché ancora non è chiaro. "Tutte le piste aperte", dicono gli investigatori. Non a caso stanno setacciando tutti gli interventi di Basile in consiglio comunale, tutte le sue denunce. Quando denunciava per esempio il maxi complesso turistico appena costruito, secondo lui all'interno del parco naturale. Basile si era opposto, solo contro tutti, e aveva fatto una segnalazione anche in Procura.


"Stiamo realizzando un albergo in un'area protetta" gridava in consiglio. Inascoltato. Diversamente era andata per un opificio che stavano per costruire nelle campagne di Ugento: troppo lontano dal paese, giurava, lo strumento urbanistico non lo consentiva. E non si poteva andare in deroga. Probabilmente aveva ragione: una volta arrivato in consiglio comunale il provvedimento fu ritirato. La politica non era soltanto una passione, nella vita di Peppino Basile. La politica era diventata il suo mestiere anche perché l'azienda di famiglia era caduta in disgrazia. Florida, conosciutissima in paese e nel circondario, era fallita proprio sotto la gestione di Basile. Cerca di pagare come può i debitori, emette cambiali, ha protesti sino al 2007, l'ultimo il 13 giugno.


"Spesso chiedeva soldi in giro" racconta don Stefano Rocca, il parroco di Ugento. "Li ha chiesti anche a me, ma a quanto ne so io è sempre stato puntuale con i pagamenti". Aveva bisogno di soldi e avrebbe potuto chiedere prestiti alle persone sbagliate: a Taurisano, per esempio, feudo storico della malavita salentina e dove da anni abitava una delle sue due sorelle. Infine c'è l'amore. Da qualche tempo raccontano frequentasse una signora del circondario, una vedova. Con lei, e insieme con un gruppo di amici, era andato a ballare sabato sera. Lo ricordano al ristorante Le volier, all'una quando aveva smesso con la "bachata" e aveva pagato il conto. Mezz'ora prima di morire.


Peppino Basile era stato sposato per anni con Ada Cairo, una donna che dicono tutti non ha mai smesso di prendersi cura di lui. Erano separati da qualche anno, spesso mangiavano ancora insieme: "Peppino era un galantuomo, Peppino era una persona perbene, come non ne esistono più. Non lo so cosa è successo, perché è successo. So soltanto che non sarebbe dovuto succedere", racconta la signora Ada.


Sabato notte è stata tra le prime a correre davanti a Peppino. Da single abita a nemmeno cento metri dalla sua vecchia villa, quando l'ha visto per terra lo ha accarezzato, si è chiusa lì accanto, in macchina sino all'alba. E ha pianto. 

Fonte: La Repubblica

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