mercoledì, luglio 01, 2009

Gran tattica...

PALERMO - "Per me rappresenta un grande disonore essere indicato come il tesoriere di Riina e Provenzano, i due più grandi criminali d'Italia. E' una vergogna essere accusato di avere gestito i patrimoni di questi due, che non ho mai conosciuto. Forse per altri, come ad esempio i pentiti, può essere un vanto, ma per me no". Rompe il silenzio dalla latitanza Vito Roberto Palazzolo, 62 anni, ricercato perché condannato definitivamente a nove anni di carcere per associazione mafiosa, parlando con l'Ansa. L'uomo, originario del palermitano, dal 1986 si rifugiò in Sudafrica dove gestì attività economiche che riguardano le acque minerali. Negli anni Ottanta il giudice Giovanni Falcone lo accusò sostenendo che era il cassiere dei corleonesi, ma i processi che ha subito negli ultimi vent'anni non sono riusciti a dimostrarlo. E adesso che la Cassazione lo ha definitivamente bollato come un boss prende pubblicamente le distanze da Riina e Provenzano, indicandoli come "criminali". "Sfido la polizia italiana e quella di tutto il mondo, compresi i servizi di intelligence, a trovare una sola transazione che io avrei fatto in passato o nel presente in favore di Riina e Provenzano", aggiunge Palazzolo, sostenendo di non essere mai stato il tesoriere dei corleonesi. "Dal 1992, da quando si è concluso definitivamente il processo in Svizzera nei miei confronti per riciclaggio - dice Palazzolo -, sono sempre stato in Sudafrica e non ho commesso alcun reato. Per questo motivo posso dire che se qualcuno riesce a dimostrare che ho gestito solo dieci euro o dieci lire di Provenzano o Riina, sono subito disposto a trascorrere 30 anni in carcere. L'importante è che queste accuse non si basino soltanto sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Io Riina o Provenzano non li conosco, ma da quello che ho letto, dal loro profilo, si distinguono completamente dal tipo di altre famiglie come Bontate e Calò. Credo nella giustizia, l'ho vista operare bene in Sudafrica, e mi rivolgerò alla Corte europea dei diritti umani, dove penso che esponendo i fatti che mi riguardano potrò avere ragione". Riferendosi a Riina e Provenzano, il latitante li indica come "due paesani che non hanno mai aperto un conto corrente in banca, perché non saprebbero nemmeno come fare. E' gente che ha sempre vissuto nel proprio paese e dubito che possono essere in grado di pensare a come gestire capitali all'estero".
01/07/2009

Fonte: La Sicilia

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