giovedì, agosto 20, 2009

Rubrica estero

La cittadina di Partinico si trova in Sicilia, in provincia di Palermo. Ancora oggi la zona è sotto il controllo della mafia. A chi si oppone alla potente “impresa di famiglia” la vita viene resa assai difficile. Per questo l’omertà sugli affari della mafia è all’ordine del giorno per gli abitanti di Partinico. Uno che a tacere non ci pensa proprio è il 55enne Pino Maniaci, giornalista di una TV locale. Da dieci anni parla di pizzo, scandali economici e attacchi del clan Vitale, la più potente famiglia mafiosa della zona. Ogni giorno va in onda per un’ora sulla piccola emittente Telejato, sostenuto e aiutato dall’intera famiglia. La figlia 23enne Letizia lavora già da otto anni con il padre e racconta a jetzt.de qual è il suo ruolo nella battaglia contro la mafia, quanto è pericoloso il suo lavoro e perchè non vorrebbe mai farne uno diverso.

jetzt.de: Letizia, quand’è che hai sentito per la prima volta che la mafia siciliana poteva influenzare anche la tua vita? Già da bambina?

Letizia: Per fortuna ho avuto un’infanzia felice - perché allora non lavoravo ancora per Telejato. Sono anche andata a scuola come tutti gli altri. Ma quando più tardi il figlio minore di Vito Vitale, il boss di Partinico, ha attaccato mio padre, ho avuto la sensazione che la mafia siciliana poteva rendere difficile anche la mia vita. E non è stato diverso quando l’auto di mio padre è improvvisamente bruciata.

Quando avevi 15 anni hai iniziato a lavorare per la TV locale di tuo pare. Allora lo ammiravi per il suo coraggio?

Per me non era un idolo, ma ero molto orgogliosa di lui, come lo sono oggi. Ero molto giovane quando ho iniziato a lavorare con lui. All’inizio l’ho vissuto come una specie di gioco. Ma dopo poco tempo era già diventata una passione, come per mio padre. Ora è un lavoro vero, un lavoro che voglio fare per tutta la vita.

La tua rabbia per i cattivi era allora forse maggiore della paura che avevi di loro?

All’inizio ero piuttosto tranquilla perché non mi ero ancora resa conto di cosa significasse lavorare per Telejato. Da quando mio padre è stato attaccato dalla mafia per la prima volta rabbia e paura convivono. Ma non so dire quale dei due sentimenti sia più forte.

Qual è stato il massimo risultato che hai conseguito finora con Telejato?

Sono orgogliosa di ogni piccola battaglia vinta! L’importante, per me, è sensibilizzare e informare ogni giorno i nostri telespettatori su quale grosso problema la mafia rappresenti per noi. E su cosa significa combatterla.

Cosa bisogna fare per indebolire veramente la mafia siciliana?

Il più grande obiettivo che voglio raggiungere nei prossimi anni è il passaggio della nostra emittente al digitale. Per indebolire veramente la mafia dobbiamo semplicemente continuare a vincere le nostre paure e ovviamente trovare la forza di cui abbiamo bisogno per la battaglia.


Com’è la tua giornata tipo a Partinico? Sei sempre sotto scorta della Polizia?

La mia giornata inizia di solito verso le 9. Vado in un bar dove incontro la mia famiglia e i collaboratori, poi esco, giro piccoli filmati, realizzo foto e interviste per il nostro telegiornale. Poi c’è il lavoro di editing in ufficio. Quando è finito il tg pranziamo, poi altri servizi e interviste. Dopo, almeno io ci spero sempre, ho un po’ di tempo libero per me. Ma detto sinceramente: i poliziotti si occupano di più della sicurezza di mio padre che di me. Lui ne è circondato, io non tanto.

La tua famiglia viene continuamente attaccata dalla mafia. Per combatterla vale la pena di mettere in gioco le vostre vite?

Questo ce lo chiediamo anche noi ogni giorno, e la risposta è sempre sì.

Pensi che un giorno potresti lasciare la Sicilia, se la mafia ti costringesse?

No, non lascerei mai la Sicilia. Nemmeno se ci fossi costretta.

Anche i tuoi amici devono temere la mafia?

Cerco sempre con tutte le mie forze di garantire che loro non si debbano preoccupare.

Anche tua madre Patrizia, che ha 43 anni, e tuo fratello Giovanni di 21 lavorano per Telejato. Ti piacerebbe che anche tua sorella Simona, 15 anni, si unisse a voi?

Sì, me lo auguro. E’ una cosa positiva quando tutta la famiglia lavora insieme.
Che futuro avete in mente per il progetto Telejato?

Il mio sogno è che Telejato diventi qualcosa di più di un’emittente locale, che ci sia un miglioramento dal punto di vista tecnico e anche un maggior numero di collaboratori. Questo mi renderebbe molto felice. Inoltre sono molto contenta che le news di Telejato siano seguite ogni giorno da un grande pubblico internazionale grazie al nostro sito telejato.it. E sono orgogliosa del mio libro “Mai chiudere gli occhi” uscito per pubblicato da Rizzoli.

Fonte: italiadallestero

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