mercoledì, ottobre 21, 2009

Violante e Ciancimino sentiti a Palermo

PALERMO - Ascoltato come teste al processo di Palermo, l'ex presidente dell'Antimafia, Luciano Violante, ha raccontato gli incontri, avvenuti dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, con Mori. Dopo il primo incontro, durante il quale Mori gli disse della volontà di Vito Ciancimino, l'ex sindaco mafioso di Palermo, di avere un colloquio, "al secondo appuntamento - ha riferito Violante - il generale Mori (allora vicecomandante del Ros, ndr) mi portò il libro di Vito Ciancimino sulle mafie che io lessi, giudicandolo mediocre e che presi solo come una sorta di segno di disponibilità dell'ex sindaco".
Infine, il terzo incontro in cui Violante ribadisce di non avere alcuna intenzione di sostenere colloqui riservati con l'ex sindaco di Palermo.

"La chiave che detti alla richiesta di incontro - ha spiegato Violante - fu che visto il momento, era stato appena ucciso Lima, Ciancimino volesse parlare dei rapporti tra andreottiani e mafia o della vicenda relativa alla confisca dei suoi beni che pendeva in appello davanti all'autorità giudiziaria di Palermo". Violante ha poi riferito di avere chiesto a Mori se la procura del capoluogo siciliano fosse stata informata della richiesta di colloquio fatta da Ciancimino "e lui mi rispose di no, perché si trattava di affari politici".

Il 29 ottobre, dopo i tre incontri con Mori, Violante informa l'ufficio di presidenza della commissione Antimafia che si sarebbe potuto ascoltare l'ex sindaco perché aveva ritrattato le condizioni che aveva posto all'ex presidente della commissione Chiaromonte di essere ripreso,
durante l'audizione, dalle televisioni. "L'audizione - ha aggiunto Violante - non si fece perché Ciancimino venne arrestato".

Anche Giovanni Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, e fratello di Massimo, è stato sentito dai giudici della IV sezione del tribunale di Palermo. "Venti giorni dopo la morte di Falcone, che per me fu scioccante, andai a trovare mio padre. Mi disse questa mattanza deve finire. Sono stato contattato da personaggi altolocati per parlare con l'altra sponda. Io sapevo a cosa si riferiva con l'espressione 'l'altra sponda': si riferiva alla mafia, parola che davanti a me non pronunciava mai".

"Io restai scioccato, basito e litigammo", ha aggiunto collocando l'episodio tra l'eccidio di Falcone e quello di Borsellino. "Dopo la strage di via d'Amelio - ha continuato - mio padre mi chiamò e mi propose di fare una passeggiata. In auto mi disse: Tu che sei avvocato, cosa è la revisione del processo. Io glielo spiegai. A quel punto aggiunse: Allora si può fare la revisione del maxi processo!". Ciancimino ha aggiunto che il padre durante il colloquio tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta arrotolato. Secondo i magistrati si sarebbe trattato del cosiddetto papello con le richieste della mafia allo Stato.

20/10/2009
Fonte: La Sicilia

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