sabato, dicembre 05, 2009

Che sia la volta buona?

TORINO - Il momento è arrivato. Il pentito Gaspare Spatuzza a Torino ha citato il premier Silvio Berlusconi durante il processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. "Con espressione gioiosa Giuseppe Graviano - ha raccontato Spatuzza - mi riferisce che abbiamo chiuso tutto e ottenuto tutto quello che volevamo grazie alla serietà delle persone che avevano portato avanti quella storia e non come quei quattro crasti socialisti che avevano preso i voti nel 1988 e 1989 e poi ci vevano fatto la guerra. A quel punto mi viene fatto il nome di Berlusconi. Io chiesi se fosse quello di Canale 5 e Giuseppe Graviano mi disse di sì e aggiunse che c'era un nostro compaesano, Dell'Utri". Spatuzza ha ricostruito così il colloquio in un bar di via Veneto a Roma con Giuseppe Graviano, in vista degli attentati romani e riferendosi alle assicurazioni ricevute ha detto "grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo il paese nelle mani". Il pentito di mafia ha deciso di parlare del presidente del Consiglio e di Dell'Utri soltanto nel giugno del 2009, cioè un anno dopo l'inizio della sua collaborazione perché "non volevo apparire come qualcuno che usava soggetti della politica per essere acquisito come collaboratore di giustizia e per non dare adito a qualche 'mala linguaccia' che poteva sostenere che pur di accrediarmi tiravo in ballo politici". E' stato lo stesso Spatuzza a dirlo rispondendo alle domande della difesa di Dell'Utri. "Io non ho chiesto niente allo Stato - ha proseguito Spatuzza -. Nel giugno 2009 davanti ai magistrati di Firenze, era venuto il momento di svelare alcuni omissis a cui mi ero riservato in precedenza". E' stata in quell'occasione che il collaboratore ha parlato di Berlusconi e Dell'Utri. "Prima di quella data - ha detto- non avevo mai fatto i nomi dei politici, avevo solo seminato indizi, come quello sulla Standa. Ho legato i nomi di Dell'Utri alla questione dei cartelloni pubblicitari, non ho detto che era coinvolto nelle stragi di mafia, altrimenti non era più un omissis". La deposizione del pentito è cominciata con questa dichiarazione: "Cosa nostra è un'associazione mafioso-terroristica. La definisco così perché dopo il '92 ci siamo spinti un po' oltre, in un terreno che non ci appartiene: alludo alle stragi di Firenze, dove morì la piccola Nadia e all'attentato a Costanzo". A una domanda del legale dell'imputato, l'avvocato Alessandro Sammarco, Spatuzza ha risposto: "Io sono stato condannato per sei stragi e 40 omicidi". Il legale, che stava ricostruendo i precedenti del collaboratore, ha esclamato: "Una brava persona!". Osservazione duramente stigmatizzata dal presidente della Corte d'appello di Palermo che celebra il processo, Claudio Dall'Acqua. Spatuzza ha rivelato che a fine 1993 c'era stato un incontro con Giuseppe Graviano a Campofelice di Roccella, durante il quale venne incaricato di fare un attentato a Roma, quello poi fallito all'Olimpico. A quella richiesta il pentito obietta che "che ci stavamo portando un po'di morti che non ci appartengono: 5 morti a Milano, 5 morti a Firenze tra cui quella bellissima bambina". A quel punto Graviano riferisce a Spatuzza che "è bene che ci portiamo un po' di morti chi si deve muovere si dà una mossa".Poi ha riferito delle stragi di Palermo: "Quando avviene la strage di Capaci noi abbiamo gioito vigliacatamente, quando c'è stato l'attentato a Borsellino ripeto vigliaccatamente abbiamo gioito". Il pentito ha spiegato la strategia elettorale di queli anni a Palermo: "Nel 1988 o 1989 Giuseppe Graviano mi disse portare avanti le candidature socialiste. All'epoca Claudio Martelli era capolista, c'era Fiorino e altri che non ricordo. A Brancaccio facemmo di tutto per farli eleggere e i risultati si videro: facemmo bingo". Dopo l'esame di Spatuzza, controesaminato dalle difese di Dell'Utri, la Corte ha deciso di non fare ulteriori domande al pentito, ha disposto la citazione dei boss Giuseppe e Filippo Graviano e ha rinviato il processo all'udienza dell'11 dicembre.
04/12/2009

Fonte: La Sicilia

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